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Emanuela Orlandi e la cassetta, audio shock a Chi l’ha visto: ex agente “sconvolto dalle urla”

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2023-04-20

Era di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana, la voce che si lamentava nell’audiocassetta arrivata 25 giorni dopo la sua scomparsa? E’ questa la domanda che si è posta, ancora una volta, la trasmissione Chi l’ha visto nella puntata andata in onda nella prima serata di ieri, 19 aprile 2023. Federica Sciarelli ha ospitato la …

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Era di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana, la voce che si lamentava nell’audiocassetta arrivata 25 giorni dopo la sua scomparsa? E’ questa la domanda che si è posta, ancora una volta, la trasmissione Chi l’ha visto nella puntata andata in onda nella prima serata di ieri, 19 aprile 2023. Federica Sciarelli ha ospitato la sorella Natalina ed ha ripercorso alcuni dei passaggi salienti del giallo che va avanti da 40 anni. 

Emanuela Orlandi, il mistero dell’audiocassetta a Chi l’ha visto

Chi l’ha visto ha raggiunto Antonio Asciore, ex agente Digos che all’epoca dei fatti ascoltò l’audiocassetta giunta all’Ansa nel luglio 1983. Fu lui che prelevò la cassetta nella sede dell’agenzia di stampa consegnandola in questura e ascoltandola insieme ad alcuni colleghi. “Si sentivano le urla di una ragazza torturata, ne siamo rimasti sconvolti: ciò che resta oggi dell’audio è soltanto una parte dell’originale”, ha dichiarato. L’ex agente – che all’epoca aveva appena 21 anni – ha ricordato:

Mi hanno detto di andare alla sede dell’Ansa, ma non sapevo neanche di cosa si trattasse. Sono andato lì, mi hanno questo pacchettino e l’ho portato in ufficio: era un reperto che riguardava Emanuela Orlandi. Il funzionario ci disse di ascoltarlo ed è ciò che abbiamo fatto. Inizialmente non capiva bene cosa fosse, sembravano delle voci poco comprensibili. Poi si sono cominciati a sentire dei lamenti di una voce femminile.

Oltre alla voce femminile, l’agente ha anche dichiarato di aver sentito delle voci maschili, almeno tre, una delle quali avrebbe persino rimproverato la ragazza mentre quest’ultima si lamentava, evidentemente indolenzita da ciò che le stavano facendo: “Le diceva di smetterla e di stare zitta, la impauriva”.

Un commento anche sui lamenti della ragazza e sulle sensazioni ancora vivide provate durante l’ascolto:

In molti passaggi, si lamentava come se la tortura aumentasse a poco a poco di intensità. Ci siamo chiesti cosa le stessero facendo. Quando sentivamo le frasi o i lamenti che più ci facevano impressione, anziché guardare l’apparecchio, ci guardavamo negli occhi l’uno con l’altro e facevamo dei gesti di meraviglia. Siamo rimasti tutti male, strani. Quella sera stavamo male, non so spiegare come, ma stavamo male.

Inizialmente pensavamo che la stessero torturando, ma ci chiedevamo cosa potesse essere: il coltello, le pinze, che le stanno facendo? Non si capiva, si capiva soltanto che lei parlava del sangue. Mi faccio male, diceva.

L’audiocassetta in questione è stata fatta ascoltare anche alla famiglia di Emanuela Orlandi: il padre, lo zio ed il cugino. In particolare lo zio ha fatto mettere a verbale che secondo lui la voce femminile per il 90% apparteneva alla nipote Emanuela. Il fratello Pietro Orlandi ha commentato:

Ci sono un paio di frasi di senso compiuto che appena le ho sentite non ho avuto nessun dubbio: per me quella è Emanuela. E anche mio padre e mio zio era lei.

L’ex agente ha parlato anche dei presunti tagli nell’audio:

Secondo me ci sono stati anche tagli sui lamenti, perché quelli che si sentono adesso chiaramente sono lamenti, ma non sono gravi come quelli che ho ascoltato la prima volta: credo che quello che ho ascoltato di recente sia solo una parte del nastro sentito nel 1983. All’epoca c’era di più, anche come minuti.

Ma che fine ha fatto l’audiocassetta originale? Risalire oggi al nastro inviato all’Ansa nel 1983, sembra un’impresa impossibile. Pietro Orlandi ha commentato:

In Procura ci sono soltanto cd, non c’è traccia della cassetta. Il primo pensiero è stato che potessero esserci voci maschili riconoscibili.

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