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Dal delitto di Perugia agli omicidi di Novi Ligure e Avetrana: quando la cronaca nera in tv diventa business

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2011-10-12

Sfogliando le pagine dell’ultimo numero del settimanale Tv, Sorrisi e Canzoni, non si può fare a meno di soffermarsi su un interessante articolo che tratta della cronaca nera raccontata sul piccolo schermo dai suoi stessi protagonisti. Questo, è un tema per certi aspetti controverso che, se da una parte mette d’accordo il maggior numero di …

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Sfogliando le pagine dell’ultimo numero del settimanale Tv, Sorrisi e Canzoni, non si può fare a meno di soffermarsi su un interessante articolo che tratta della cronaca nera raccontata sul piccolo schermo dai suoi stessi protagonisti.

Questo, è un tema per certi aspetti controverso che, se da una parte mette d’accordo il maggior numero di trasmissioni di approfondimento giornalistico, dall’altra ci porta a riflettere su quella che è stata definita la spettacolarizzazione del dolore, ponendo il telespettatore di fronte a non pochi quesiti.

Dai casi di cronaca non ancora risolti, come l’omicidio di Melania Rea e di Yara Gambirasio ai delitti nostrani più celebri, che hanno goduto di un forte coinvolgimento da parte dei media, come quello di Novi Ligure, con la recente intervista esclusiva rilasciata da Omar Favaro e il delitto di Perugia che ha richiamato le telecamere di tutto il mondo, circa una settimana fa, in vista dell’udienza finale della Corte d’Assise d’appello di Perugia che ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, la cronaca nera è ormai diventata una parte saliente della programmazione televisiva nostrana, con speciali, interviste, dibattiti che hanno modificato il modo stesso di percepire tali avvenimenti drammatici. Perché succede che, proprio i colpevoli, spesso finiscono col sentirsi delle star del piccolo schermo, in taluni casi richiesti nelle varie trasmissioni tv sotto forma di ospiti d’eccezione e, naturalmente, spesso adeguatamente ricompensati.

A guadagnarci, come fa notare il settimanale di Alfonso Signorini, sono soprattutto le reti tv, nonostante le principali concessionarie di pubblicità per Mediaset e Rai non si sbilancino nel parlare di cifre e tendenze di mercato, seguendo la rispettiva politica aziendale. Per non parlare poi di tutta la sfilza di esperti, tra criminologi, psichiatri, scrittori e semplici opinionisti, ospiti delle varie trasmissioni che trattano di cronaca, i quali, anche se in taluni casi affermano di partecipare a titolo gratuito, godranno certamente di una maggiore popolarità. Infine, non si possono non considerare anche le richieste di compenso avanzate dagli stessi protagonisti della cronaca.

A confermare quest’ultima tendenza, è Salvo Sottile, conduttore di Quarto Grado, che si è trovato a dover rinunciare alla presenza in trasmissione di determinati soggetti proprio a causa delle loro richieste di denaro. Sostiene in merito:

Il nostro programma non paga. E’ vero anche che alcuni familiari di vittime si sono dotati di un ufficio stampa, ma non ci vedo niente di male. Spesso è difficile gestire la comunicazione e districarsi tra le richieste.

Proprio sul fatto che alcuni protagonisti della cronaca richiedano un compenso in cambio della loro presenza in tivvù, ne è convinta la criminologa Roberta Bruzzone, spesso ospite a Porta a Porta:

Purtroppo non ne ho le prove e tutti negano. Ma le voci continuano a girare e paradossalmente sembra che a guadagnarci siano i presunti colpevoli piuttosto che le vittime. Spinti, magari, dalla necessità di rifarsi sulle spese legali che in un processo per omicidio possono arrivare a diverse migliaia di euro.

Proprio la Bruzzone, rivela poi di partecipare ai programmi tv a titolo gratuito, senza però negare i vantaggi in visibilità che ciò comporta.

E Omar Favaro, protagonista di una recente intervista a Matrix, avrebbe percepito anche lui del denaro? Risponde direttamente il padrone di casa, Alessio Vinci:

Nessun pagamento, solo tanto lavoro della nostra Ilaria Cavo che per mesi ha costruito un rapporto con lui, con pazienza e bravura. Omar ci ha chiesto solo di non avere pubblico in studio né contraddittorio […] Comunque io non ho mai ricevuto richieste di denaro.

A pensarla diversamente è invece Alessandro Meluzzi, psichiatra e spesso ospite di Quarto Grado, che afferma:

Non c’è niente di male se la cronaca nera diventa business. Negli Usa è già così. E se da noi può servire agli accusati a pagarsi le spese legali ben venga. Il dilagare di crimini in tv non mi scandalizza. Anzi. Lo vedo come una democratizzazione della nostra società.

Ed i quesiti per gli spettatori, invece, restano sempre gli stessi: è giusto o no dare così tanto spazio alla cronaca nera in tv? Ma soprattutto, è giusto o no costruire attorno ai veri o presunti colpevoli, ospiti delle varie trasmissioni tv, un vero e proprio business?

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