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Elena Cecchettin al Salone del Libro: il potente monologo e il messaggio “Stop al genocidio”, contestatrice allontanata

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2024-05-13

Elena Cecchettin al Salone del Libro di Torino: la contestatrice provita e antifemminista irrompe in sala

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Al Salone del Libro di Torino, nella giornata di ieri 12 maggio è stata accolta anche Elena Cecchettin, attivista e sorella di Giulia, la giovane assassinata lo scorso 11 novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta

Elena Cecchettin, il suo intervento al Salone del Libro

Elena Cecchettin

Quest’anno ho avuto modo di vivere il Salone del Libro da vicino, in prima persona. Mentre facevo ritorno a casa, sul palco dell’Arena Robinson Repubblica è accaduto qualcosa di potente che avrei voluto non perdere. I social mi hanno permesso di recuperare tutto e fare delle doverose riflessioni.

Elena Cecchettin è intervenuta con un monologo di circa dieci minuti dedicato alla resistenza e all’autodeterminazione. Due concetti fondamentali che la giovane attivista ha affrontato con grande coraggio, nonostante il tentativo di essere zittita.

Elena ha portato al Salone più di un messaggio. Lo si comprende dalla scritta sulla maglia che indossava: “Stop al genocidio”. Nelle ore precedenti, sempre al Salone, accadeva qualcosa di surreale ampiamente raccontato nelle sue Stories su Instagram dalla scrittrice Valeria Fonte (se non lo avete fatto, vi consiglio di recuperarle).

Ad assistere in prima fila al monologo della sorella di Giulia, anche il padre, Gino Cecchettin, al Salone con il libro “Cara Giulia” (Rizzoli), scritto con Marco Franzoso. Da parte di Elena, un invito importante:

È giunto il momento di mettere in discussione l’idea stessa di forza e di esplorare altre forme di potere, quelle che non si basano sull’oppressione e sulla coercizione.

Dopo le sue parole, il dialogo con Alessandra Chiricosta su Resistenza femminista, durante il quale, ad irrompere in sala, è stata una contestatrice ‘armata’ di rosario, che ha urlato slogan provita e antifemministi prima di essere portata via:

Vade retro Satana. Il patriarcato è un insulto in confronto a voi. Le bestie hanno mantenuto l’istinto materno, voi invece uccidete i vostri figli. Giù le mani dai bambini. Non si uccidono.

Superato il piccolo momento di turbamento, Elena ha proseguito:

Penso che tutto il corpo della donna sia sotto attacco. Guerra nella guerra. Quando si tratta di conquistare territori lo stupr0 è considerato arma di guerra. Un modo per dimostrare di essere più potenti.

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