logo

Cesare Zavattini, il famoso collaboratore di Vittorio De Sica, in un’intervista del 1968 in onda su Rai Storia

di Laura Errico

Pubblicato il 2010-01-06

Rai Storia, canale del digitale all’insegna del racconto del passato, qualche giorno fa ha mandato in onda un’interessante intervista aCesare Zavattini. Cesare Zavattini è stato un artista poliedrico: ha lavorato come soggettista, sceneggiatore, fumettista, pittore, giornalista, commediografo e scrittore. Viene soprattutto ricordato come uno dei maggiori rappresentanti del Neorealismo e per la sua collaborazione con Vittorio …

article-post

Rai Storia, canale del digitale all’insegna del racconto del passato, qualche giorno fa ha mandato in onda un’interessante intervista aCesare Zavattini.

Cesare Zavattini è stato un artista poliedrico: ha lavorato come soggettista, sceneggiatore, fumettista, pittore, giornalista, commediografo e scrittore.
Viene soprattutto ricordato come uno dei maggiori rappresentanti del Neorealismo e per la sua collaborazione con Vittorio De Sica. Con quest’ultimo realizzò capolavori come: “I bambini ci guardano”“Sciuscià”“Ladri di biciclette”“Miracolo a Milano”“Umberto D”.

Nell’intervista, realizzata da Gastone Favero nel 1968, il celebre artista parla della sua attività di scrittore.
Temi costanti della sua poetica e anche del suo cinema sono le dure condizioni di vita delle persone nel dopoguerra. Zavattini lo visse quel drammatico periodo e non poteva non rimanerne profondamente influenzato.
Nella seconda parte dell’intervista l’attenzione si concentra sul cinema. L’artista asserisce:

Se io rinascessi non rifarei più lo scrittore di cinema.

Ed aggiunge che il lavoro del regista è una buona professione, soprattutto se si coniuga la regia con la scrittura, ma il solo lavoro dello scrittore di cinema è “zoppo”.

Il momento migliore dell’intervista è stato sicuramente quando, dopo la richiesta da parte del giornalista, Zavattini si è fatto riprendere con Vittorio De Sica, mentre discorrono di cinema. E’ come se i due si fossero incontrati per un normale appuntamento di lavoro: parlano di un film da realizzare e discutono sulle possibili soluzioni ai problemi che potrebbero incontrare durante le riprese.

L’intervista, che dura circa 15 minuti, termina con la domanda su quali dovrebbero essere le vie da intraprendere nel cinema italiano. Secondo Zavattini bisognava insistere sul cinema biografico, non ancora affrontato in quel periodo. Tale tipo, secondo lui, era la continuazione del cinema Neorealista, poiché l’io posto al centro del film biografico doveva essere sempre visto in rapporto alla società esterna.

Se fosse ancora in vita, il cinema italiano, sicuramente, produrrebbe pellicole migliori!

Potrebbe interessarti anche