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Festival di Sanremo 2013, i Testi: Raphael Gualazzi con “Sai (ci basta un sogno)” e “Senza ritegno”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-02-12

Raphael Gualazzi (all’anagrafe Raffaele Gualazzi) nonostante l’aspetto riservato, un po’ impacciato e timido, appena si siede davanti al suo adorato pianoforte, incredibilmente si trasforma diventando in un attimo un vero animale da palcoscenico. Torna al Festival di Sanremo dopo due anni dalla vittoria nella sezione Giovani con Follia d’amore, nello stesso anno invece, si è …

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Raphael Gualazzi (all’anagrafe Raffaele Gualazzi) nonostante l’aspetto riservato, un po’ impacciato e timido, appena si siede davanti al suo adorato pianoforte, incredibilmente si trasforma diventando in un attimo un vero animale da palcoscenico. Torna al Festival di Sanremo dopo due anni dalla vittoria nella sezione Giovani con Follia d’amore, nello stesso anno invece, si è classificato al secondo posto all’Eurovision Song Contest. La sua formazione artistica è avvenuta tra Pesaro e Urbino, città dove è nato. Figlio d’arte (il padre è Velio Gualazzi, fondatore con Ivan Graziani degli Anonima Sound), studia pianoforte e s’indirizza verso generi musicali come il jazz e il blues.

In questo ultimo anno il pianista ha vissuto a Londra, dove ha scritto e strutturato le due canzoni che presenterà al Festival. Per quanto riguarda le contaminazioni musicali, ma soprattutto ambientali il ragazzo ha affermato: “Londra, Parigi o New York per me fa lo stesso. Mi sento a casa dove posso ascoltare buona musica e fare incontri giusti, come Vincent Mendoza, già collaboratore di Robbie Williams, che per me ha arrangiato Sai”. Durante la serata di Sanremo Story il musicista canterà Luce (tramonti a nord est), brano del 2001 che fece vincere Elisa durante quella edizione.

Per l’angolo della curiosità, direttamente da Wikipedia riportiamo:  La sua musica nasce dalla fusione della tecnica ragtime dei primi anni del ‘900 con la liricità del Blues, del Soul e del Jazz nella sua forma più tradizionale. Le sonorità tipiche del pre-jazz e dello stride piano di Scott Joplin, Jelly Roll Morton, Fats Waller, Art Tatum e Mary Lou Williams, e il blues di Ray Charles e Roosevelt Sykes vengono attualizzate da Raphael Gualazzi con uno stile personalissimo dove la tradizione convive con le influenze più innovative di artisti eclettici come Jamiroquai e Ben Harper.

Foto apertura articolo: © copyright Massimo Sestini

 

Di seguito i testi delle canzoni.

Sai (ci basta un sogno)

Apri gli occhi e te ne vai
la danza è immobile
scopre i tuoi fianchi
il vento e nei giorni ogni momento
vorrei percorrere
le tue volute velleità
Se solo avessi potuto cambiare il mondo
all’improvviso
avrei bruciato l’accidia immemore che
porta il tempo
avrei fermato la guerra inutile con
un sorriso e allora si
avrei saputo credere
Posi libera nei sensi
la luce mormora
dalla finestra stanca
la tensione dei silenzi sembra descrivere
ogni tuo sguardo perso
Se solo avessi potuto cambiare il mondo
all’improvviso avrei asciugato le nubi in lacrime
per la tua gioia
avrei sfondato le porte ipocrite di
un paradiso avrei toccato quell’anima
che vive dentro te
Sai per sopravvivere ci basta un sogno
Sai
oh sai per sopravvivere ci basta un sogno
E all’improvviso il tutto si delinea proprio come
non avrei pensato mai e nell’immagine
il respiro si distingue ora per ogni gioia
lacrima
ogni tuo sorriso
sentirai una forza dentro te
che vince ogni limite!
Sai per sopravvivere ci basta un sogno
Sai
oh sai per sopravvivere ci basta un sogno
Sai

Senza ritegno

Ti guardo e non puoi tentarmi
dipinta di un’immagine che non apprezzerò
se parli non puoi ascoltarmi
la magra educazione che diffondi fuggirò
le mani non puoi scottarti
la fiamma si fa labile nell’insensibile
mi guardi e non vuoi pensarci
ma sei solo un disegno se non puoi
decidere
e vorrai
e vorrai
e vorrai
vorrai…
E vorrai ridere chiedendo delucidazioni
ma fuori , a piede libero, ne abbiamo
milioni
ti sparo nelle gambe e divento cristiano
dopotutto non è male se mi sento più’
umano
Ricordati le favole che hai già vissuto
la pace vulnerabile di ogni minuto
che vivere e ridere, non è abbastanza
mentre imbianco l’uomo nero, tu prendi
coscienza!
Ed ora
ora sai
hai visto coi tuoi occhi
e pianto con i miei
non c’è vergogna se non quella di una
cieca
acquiescenza per viltà, per viltà
ma lascia che sia più tardi
l’inutile lamento che non costruisce
mai
portami nei miei sbagli
che mai ne avrò bisogno
come in questo vivere
Qui non si tratta di una libera denigrazione
ma di rendersi partecipi di ogni ragione
per vivere, ridere, decidere e sognare
e mi ricordo quella volta che volevo
volare
e non aspetto le tue regole neanche
un minuto
propongo i sogni liberi di chi ti ha
creduto
leggere e scrivere non è abbastanza
mentre sbianca l’uomo nero tu prendi
coscienza
na-na-na-na-na…

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