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Sanremo 2013, ha vinto Marco Mengoni. Quando vince un talento e non un talent

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-02-17

Certe volte mi piacerebbe sapere come o cosa fare per mettere tutti d’accordo. Ovviamente, vi scrivo di un discorso troppo ampio, ma i pareri personali ormai, sembrano contare esattamente quanto quelli dichiaratamente oggettivi. Se qualcuno scrive uno stato su Facebook (per farvi un esempio e farvi comprendere subito dove voglio arrivare con questo pezzo) la …

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Certe volte mi piacerebbe sapere come o cosa fare per mettere tutti d’accordo. Ovviamente, vi scrivo di un discorso troppo ampio, ma i pareri personali ormai, sembrano contare esattamente quanto quelli dichiaratamente oggettivi. Se qualcuno scrive uno stato su Facebook (per farvi un esempio e farvi comprendere subito dove voglio arrivare con questo pezzo) la gente (che differisce dalla tua opinione) si domanda stupita il perché e tu, nella tua pagina personale, devi ribadire che ovviamente quella è SOLO una tua opinione.

Succede anche questo sì. In sintesi, quello che voglio dirvi è proprio che, la musica è bella, la musica è vita, liberazione, lacrime, gioia, sorrisi e mille altre emozioni, proprio perché si vive in maniera soggettiva, senza bisogno di specificare. Marco Mengoni ieri sera ha vinto la 63esima edizione del Festival di Sanremo, la kermesse condotta da Fabio e Fazio e per la prima volta da Luciana Littizzetto. La canzone s’intitola L’essenziale, ed è un bel pezzo scritto a due mani insieme a Roberto Casalino ma chissà perché, sembra non bastare. I critici musicali, i giornalisti, i blogger, i finti (e veri) intellettuali puntano il dito contro i talent show, ed allora mi domando: hanno per caso altre alternative questi ragazzi?

Se Marco Mengoni si fosse messo a cantare in metropolitana, sarebbe passato il talent scout di turno con il contratto discografico sottomano? No, quelle sono le commedie americane a lieto fine, non è la vita. Inoltre, in questa edizione hanno partecipato secondo me, delle persone decisamente oltre un talent show e basta. C’era Marco, ma c’era anche Annalisa e Chiara. C’è Annalisa, cresciuta con la musica di  Bjork, i Portishead, Nick Cave, PJ Harvey, Joni Mitchell, i Sigur Rós, i Radiohead, Jolie Holland, Cristina Donà e i Subsonica. C’è Marco che oltre ad un interprete sta diventando anche autore di ciò che canta, c’è Chiara che, dopo pochi mesi è stata buttata nel tritacarne di Sanremo, e miracolosamente ne è uscita viva.

Perché considerare Elio e Le Storie Tese come dei geni senza spiegarne il motivo? Mi pare che il leader del gruppo da un po’ di anni faccia il giudice di X Factor, programma da dove è uscito sia Marco Mengoni che Chiara Galiazzo. Ma se lo fa Elio va bene e se lo fa Arisa (per esempio) no? Parlando proprio di Arisa, l’anno scorso ha portato sul palco di Sanremo una canzone di una bellezza straordinaria e tutti quanti, hanno rotto per mesi le scatole raccontando del cambiamento fisico della cantante, invece di parlare di quanto la sua musica fosse cresciuta, maturata e cambiata in meglio.

La fragilità delle opinioni, è questo che mi terrorizza. Quello lì è uscito da un talent, quello invece, il talent lo fa come giudice, quindi evviva. Mi sono anche chiesta, visto che durante i blocchi pubblicitari di Sanremo passava spesso la pubblicità di una nota marca di automobili con in sottofondo la canzone di Emma, se, questa cosa fosse successa l’anno scorso ovviamente la vittoria sarebbe stata legata a questa componente, vero? Ed invece Elio & company che cantavano la canzoncina ad uno degli sponsor della kermesse? In quel caso va tutto bene? Sì, in quel caso sì. Perché loro sono geniali.

Adesso, riportandovi il significato di genio, voglio che qualcuno mi argomenti in maniera seria il perché: Per genio s’intende quella speciale attitudine naturale atta a produrre opere di importante rilevanza artistica, scientifica, etica o sociale. Elio ha fatto questo? Come? In che modo? Spiegatemelo, perché non aspetto altro. Dopo averlo scritto anche su Twitter ho ricevuto come risposta: “Vai a nanna”. Perché è facile scrivere “genio” e non essere capaci di saperlo argomentare. E’ davvero troppo facile.

Ed allora, per una volta, lasciateli pure stare questi ragazzi usciti dai talent show, perché hanno qualcosa che forse ancora manca a chi fa musica da anni: il talento e l’umiltà di esporlo in punta di piedi. La musica la comprano soprattutto i giovani, la musica è personale, è soggettiva, mentre è universale il suo significato e la sua importanza. Ha vinto Marco Mengoni non perché piace ai gay, agli etero, alle mamme e ai bambini come ha scritto una nota blogger su Facebook. Ha vinto Marco Mengoni perché è bravo e perché ha portato al Festival una bella canzone. Non vi basta questo? Evidentemente no, ed è triste, oltre che riduttivo, però poi, si fa presto ad urlare “genio” senza argomentare. Per quello siamo sempre tutti troppo bravi.

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