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Rula Jebreal, monologo contro la violenza sulle donne a Sanremo 2020: straziante storia di sua madre

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2020-02-05

“Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica”. L’urlo disperato di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne, sul palcoscenico della prima serata di Sanremo 2020, ha il tono pacato e durissimo insieme della denuncia, del racconto del dramma della madre suicida …

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“Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica”. L’urlo disperato di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne, sul palcoscenico della prima serata di Sanremo 2020, ha il tono pacato e durissimo insieme della denuncia, del racconto del dramma della madre suicida (quando lei aveva appena 5 anni) dietro lo stupro, delle canzoni scritte da uomini, Franco Battiato, Vasco Rossi e Francesco De Gregori che dimostrano che “è possibile trovare le parole giuste per raccontare l’affetto, il rispetto e la cura”.

Sanremo 2020, il toccante monologo di Rula Jebreal

Il monologo di Rula Jebreal, che è un pugno nello stomaco, inizia con le domande più frequenti rivolte alle donne vittime di violenza nelle aule di tribunale (“Aveva la biancheria intima quella sera?”, “Trova sexy gli uomini con i jeans”) per denunciare “una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, p perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce la siamo voluta”.

E’ commovente il ricordo della sua esperienza da bambina, in orfanotrofio, “dove sono cresciuta – racconta la giornalista e scrittrice nata ad Haifa in Israele da padre con ascendenze nigeriane e arabo palestinesi e madre palestinese – con centinaia di bambine e tutte le sere una per volta ci raccontavamo favole tristi, non favole di mamme che conciliano il sogno, favole di bimbe sfortunate, perché le nostre madri erano state spesso stuprate o uccise o torturate”.

I numeri dipingono una realtà crudele: “negli ultimi tre anni 3 milioni 150mila donne sono state vittime di violenze sessuali sul posto di lavoro, negli ultimi due anni 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni 15 minuti, ogni tre giorni viene uccisa una donna, sei donne sono state ammazzate solo la scorsa settimana. E nell’80 per cento dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare, ha le chiavi di casa”.

Sconvolgente il racconto del dramma della madre: “Mia madre Nadia, quando avevo 5 anni, si è data fuoco perché era stata brutalizzata e stuprata due volte, a 13 anni da un uomo poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio. E l’uomo che l’ha violentata aveva le chiavi di casa”.

Infine Rula Jebreal invita le donne a non avere paura e parlare: “E’ necessario parlare, il senso in fondo è nelle parole giuste e nelle domande giuste” E agli uomini: “Lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere. siate nostri complici, nostri compagni, indignatevi con noi”.

 

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Grazie @rulajebreal ❤️

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