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Sanremo 2013, Marco Mengoni “La diversità non esiste, inventata da chi genera mostri”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-02-21

Che Marco Mengoni abbia vinto la 63esima edizione del Festival di Sanremo con il bellissimo brano L’essenziale ormai è cosa nota. Quello che forse non si conosce bene è il carattere del giovane cantante, un po’ malinconico, matto, egocentrico (così leggiamo anche nella copertina che Chi gli ha dedicato), ma sicuramente non presuntuoso, strafottente o …

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Che Marco Mengoni abbia vinto la 63esima edizione del Festival di Sanremo con il bellissimo brano L’essenziale ormai è cosa nota. Quello che forse non si conosce bene è il carattere del giovane cantante, un po’ malinconico, matto, egocentrico (così leggiamo anche nella copertina che Chi gli ha dedicato), ma sicuramente non presuntuoso, strafottente o ingrato come certe volte (con mio sommo orrore) mi è toccato leggere o sentire. Marco è un artista poliedrico, un artista che, pur di fare bene il suo lavoro farà uscire il suo CD (nonostante la vittoria) un mese dopo Sanremo.

Questo è lodevole per l’arte, lodevole per la musica e per un artista giovane come lui che ha personalità da vendere e una gloriosa carriera artistica pronta ad aspettarlo (ma già si sono incontrati). Tra le pagine di Chi, il settimanale diretto da Alfonso Signorini, Marco si racconta e spiega un concetto molto chiaro, ma probabilmente offuscato dalle menti stolte: “La diversità non esiste, è una parola di m***a, inventata non so da chi, che genera mostri. Mi sfugge cosa sia normale e cosa sia puro, forse solo Cristo e la natura sono veramente puri”.

Durante l’intervista Mengoni ha confermato quanta ipocrisia c’era e continua ad esserci attorno a Marco Alemanno (con lui sul palco durante la proclamazione della canzone che passava il turno) e Lucio Dalla, riguardo la loro storia d’amore: “Direi che l’ipocrisia c’è stata anche dopo e c’è ancora. Sono felice che mi abbia premiato anche perché siamo amici da quando ho inciso un duetto proprio con Dalla. Non capisco certi preconcetti, è come quando critichi un cantante con la scusa che viene da un talent fregandotene se è uno che ama la musica perché tanto è più facile mettere un’etichetta. Un vizio puramente italiano. Spero che negli anni cambi qualcosa, anche se esistono ancora i ghetti per le persone di colore, perché non abbiamo imparato, nonostante la storia, che è pericoloso fare delle distinzioni. Trovo intollerante anche interrompere un artista come Crozza mentre sta facendo il proprio lavoro: prima lo lasci finire e poi esprimi il tuo giudizio”.

Nonostante ancora faccia un po’ fatica a capire gli altri, si sta impegnando per venire fuori, anche se il suo animo resta malinconico:

C’è chi nasce bello e chi brutto, chi intonato e chi stonato, chi con gli occhi azzurri o castani e chi nasce malinconico, propenso al bicchiere mezzo vuoto. Per me questo sentimento è anche un incentivo a rigenerarsi e ricrearsi ogni volta che fai qualcosa, a me dà molta spinta.

Attualmente il ragazzo si sta trasferendo a Milano, dove lo segue un nuovo team:

Ora vado a vivere a Milano. Ho un progetto e un team nuovi, sono più consapevole ma ho più paura.

E riguardo le critiche di alcuni (pochi) critici musicali riguardo Sanremo? Marco risponde con diplomazia e apertura:

Mi piacerebbe invitarli a casa mia, far vedere loro i miei dischi, offrire loro un caffè preparato con la moka. Dopo che hanno visto chi sono e come vivo accetto ogni critica. Voglio dire che a volte ho la sensazione che spesso sia un giudizio affrettato, a volte un pregiudizio.

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