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Roberto Cenci: “A Io canto nessuna rivalità, per i bambini è solo un gioco”

di Simone Morano

Pubblicato il 2010-10-12

Bambini sfruttati per fare ascolti, che in poco tempo, complici le aspirazioni esagerate di chi sta loro attorno (genitori e addeddi ai lavori), pensano di essere superstar. È una delle accuse più frequenti che i detrattori di Io canto e Ti lascio una canzone rivolgono ai due programmi. Roberto Cenci, regista e direttore artistico di …

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Roberto Cenci

Bambini sfruttati per fare ascolti, che in poco tempo, complici le aspirazioni esagerate di chi sta loro attorno (genitori e addeddi ai lavori), pensano di essere superstar. È una delle accuse più frequenti che i detrattori di Io canto e Ti lascio una canzone rivolgono ai due programmi. Roberto Cenci, regista e direttore artistico di Io canto (oltre che ex regista di Ti lascio una canzone), non ci sta, e, in un’intervista al Giornale replica: è solo un gioco.

Spiega Cenci:

Basta guardare quei bambini per capire che sono serenissimi, e che si divertono un mondo. Per i più piccoli, quelli tra i cinque e i dieci anni, si tratta solo di un gioco. Per i più grandi di un’opportunità: perché non possono dar sfogo a una passione? Ramazzotti e la Pausini hanno iniziato giovanissimi.

Il rischio, però, è che i bambini si montino la testa. Il regista controbatte:

Noi cerchiamo in tutti i modi di spiegare loro che si tratta solo di un’esperienza da vivere in allegria. Non cerchiamo assolutamente di istigare rivalità, neppure di metterli in competizione, infatti non ci sono eliminazioni, soltanto il vincitore della serata. E li facciamo ruotare molto, proprio perché non diventi un lavoro. Infatti, tra di loro si è instaurata grande solidarietà e amicizia, basta vedere come si incoraggiano l’un l’altro.

Per quanto riguarda la polemica sulle canzoni assegnate, infine, Cenci spiega:

Noi stiamo attenti ad assegnare i brani adatti a ogni ragazzo: al bimbo di cinque anni facciamo cantare I watussi, a Cristian Imparato testi di Sinatra.

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