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Quello di cui abbiamo bisogno non è l’uguaglianza ma la parità: ne sono certa!

di Redazione BlogTivvu.com

Pubblicato il 2024-02-23

Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla. Sono una donna. Sono una madre. Nello specifico, sono la madre di un maschio. Non posso dunque non avere a cuore il tema della violenza di genere, fenomeno sociale ormai dilagante, ma …

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Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla.

Sono una donna. Sono una madre. Nello specifico, sono la madre di un maschio. Non posso dunque non avere a cuore il tema della violenza di genere, fenomeno sociale ormai dilagante, ma che trova le sue radici in epoche molto lontane dalla nostra.

Lo sapeva bene Virginia Woolf, che nel saggio “Una stanza tutta per sé” sottolinea come la donna (di cento e più anni fa, certo, ma se ci pensiamo bene non è cambiato poi molto) fosse considerata una semplice proprietà, un qualcosa che dalle mani del padre passava a quelle del fratello per poi arrivare in quelle del marito. Un mero oggetto senza anima e, soprattutto, senza un’intelligenza paragonabile a quella dell’uomo.

Uomini e donne sono diversi, è un dato di fatto. E quello di cui abbiamo bisogno, ne sono certa, non è l’uguaglianza, ma la parità. Il sapere ed il poter contare sul fatto che l’opinione di una donna abbia lo stesso peso e venga rispettata esattamente come quella di un uomo. Purtroppo, siamo ancora lontani da questo. Esiste una soluzione? Forse.

Nel suo saggio “Dovremmo essere tutti femministi”, Chimamanda Ngozi Adichie sostiene che per avere un mondo migliore, libero da violenze e sopraffazioni, dovremmo cambiare il modo di educare sia le nostre figlie che i nostri figli; perché adesso passiamo troppo tempo ad insegnare alle prime ad essere ambiziose, ma non troppo o a puntare al successo, ma non troppo, altrimenti potrebbero rappresentare una minaccia per gli uomini; mentre con i secondi non facciamo altro che educarli ad aver paura della debolezza e della vulnerabilità.

E nel volerli per forza dei duri, li rendiamo fragili. Ecco, credo che proprio questa fragilità non accettata e mal gestita rappresenti l’anticamera della violenza. Lavoriamo allora su questo, ognuno per la parte che può e che gli compete, in famiglia così come nelle scuole educhiamo i ragazzi all’affettività.

Proviamoci, ne vale la pena.

Elisa Mariotti

#Unite è una campagna di scrittura a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla. QUI la pagina Instagram con tutti i contributi.

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