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Articolotre: il sostegno scolastico ridotto all’osso; cittadini alle prese con i gestori telefonici; il gioco d’azzardo, patologia pericolosa

di Simona Cocola

Pubblicato il 2010-10-30

Nuova puntata, nuovo dibattito. Si entra subito nel vivo di Articolotre, con un acceso “botta e risposta” tra le famiglie di alcuni bambini bisognosi del sostegno scolastico e l’onorevole Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati. I bambini pagano per la crisi che sta investendo il nostro Paese? Sembrerebbe proprio di sì, …

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Nuova puntata, nuovo dibattito. Si entra subito nel vivo di Articolotre, con un acceso “botta e risposta” tra le famiglie di alcuni bambini bisognosi del sostegno scolastico e l’onorevole Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati.

I bambini pagano per la crisi che sta investendo il nostro Paese? Sembrerebbe proprio di sì, dal momento che molti di loro si vedono sottrarre il diritto all’istruzione, poiché i tagli del Governo italiano alla scuola hanno ridotto le ore del sostegno scolastico e gli insegnanti.

Un bambino autistico di 8 anni, a Palermo, va a scuola solo tre giorni la  settimana per questo motivo; un’altra bambina di nove anni, con una grave lesione cerebrale e con un riconoscimento da parte del Tar (Tribunale amministrativo regionale) di copertura totale del sostegno scolastico, si è vista decurtare 10 ore quest’anno. La situazione è grave. Il Governo risponde che in casi gravissimi una sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto di avere un rapporto uno a uno, bambino – insegnante, ma che spesso la scuola si trova anche a gestire casi in cui le Asl riconoscono coperture totali di sostegno ad alunni a cui non spetterebbero. Il clima diventa quasi infuocato in studio, dopo questa dichiarazione, se si pensa che dal 2009 al 2012 i tagli alla scuola sono stati di 7.8 miliardi di euro.

All’estero è diverso. In alcuni paesi europei non sono stati fatti tagli così pesanti all’istruzione, i servizi offerti ai bambini sono di buona qualità e il numero degli insegnanti di sostegno è molto alto rispetto all’Italia. Dal momento, poi, che non c’è mai fine al peggio, non si dimentichino i numerosi istituti scolastici italiano dove esistono le pluriclassi, classi in cui coesistono bambini di età diverse, i quali, testimoniano i genitori, ritornano a casa confusi, soffrono di mal di testa frequenti e diventano ingestibili, a causa di questa condizione.

I genitori dei bambini di una scuola di Bruino, vicino a Torino, sono costretti a comprare carta, colla, carta igienica, per permettere ai loro figli di andare a scuola senza mancanze. Questi cittadini si sono rivolti ad un avvocato, dando vita ad una class-action (azione collettiva legale), per avere i soldi che stanno investendo in questo modo, finanziamenti che il Ministero dell’Istruzione dovrebbe mettere per carta, colla e carta igienica.

A Sanremo invece l’associazione “Facciamo scuola insieme” si è riunita per esaminare la situazione pecuniaria delle scuole della provincia e calcolare i crediti che hanno gli istituti scolastici, per rivolgersi poi al Tar.

Altro problema, seppure diverso, che esiste in Italia, è testimoniato da alcuni cittadini che incontrano serie difficoltà e ostacoli quando decidono di cambiare gestore telefonico. Sostengono costi elevati per la disattivazione, altri pagamenti per la migrazione (il passaggio ad altra compagnia telefonica), cadono nelle trappole di offerte telefoniche non veritiere e quando vogliono disdire il contratto, non riescono a mettersi in contatto con i funzionari delle compagnie. Rosanna Massarenti, direttore di Altroconsumo (associazione italiana che tutela i consumatori) spiega che, per legge, gli unici costi da parte del cliente sono legati alla disattivazione del servizio, e devono essere giustificati e quantificati da parte del gestore. Il recesso è consentito e non prevede il pagamento delle spese della migrazione.

I consigli da seguire in casi come questi: contestare la bolletta telefonica; bloccare i pagamenti; rivolgersi ai call center dei gestori telefonici; mandare una raccomandata, in cui si comunica la propria decisione di cambiare gestore, sia alla compagnia telefonica e sia ad un’associazione di consumatori; avviare una conciliazione.

Articolotre chiude la sua terza puntata riflettendo sul gioco d’azzardo in Italia, dal momento che migliaia di cittadini cadono in questa trappola, non riuscendo più a fare a meno del gioco, investendo molto denaro e ammalandosi. Le macchinette da gioco presenti nei bar, nelle tabaccherie e il lotto, il superenalotto, diventano per molti vere e proprie tentazioni, creando una dipendenza da gioco. Queste persone arrivano a giocare anche 20 ore al giorno, a spendere un’intera liquidazione lavorativa in due mesi.

In Italia si giocano in media mille euro l’anno, quasi come se l’azzardo fosse diventato un’alternativa ad un’esistenza grigia. Gioca soprattutto chi ha poco reddito, evitando di investire il denaro in beni e servizi e contribuendo a far ristagnare la produzione. Dal momento che le macchinette e il lotto sono monopolio di Stato, dal Governo si fa sapere che il gioco è una scelta libera e consapevole, di divertimento (www.giocaresponsabile.it), e si annuncia l’immissione sul mercato di 57 mila videolotterie.

Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto la malattia da gioco, questa patologia non è riconosciuta in Italia, pur essendo tutelate dalla legge le malattie da gioco. Nel nostro Paese esistono gruppi di auto-aiuto, come i giocatori anonimi.

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