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The Voice of Italy: un programma buonista? No, un format buono

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-04-05

Ieri sera è andata in onda la prima delle tre puntate dedicate alle Battle di The Voice of Italy, il programma condotto da Fabio Troiano, in onda su RaiDue, a partire dalle 21.10 con quattro vocal coach d’eccezione: Raffaella Carrà, Piero Pelù, Noemi e Riccardo Cocciante che, a loro volta si sono fatti aiutare durante la …

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Ieri sera è andata in onda la prima delle tre puntate dedicate alle Battle di The Voice of Italy, il programma condotto da Fabio Troiano, in onda su RaiDue, a partire dalle 21.10 con quattro vocal coach d’eccezione: Raffaella Carrà, Piero Pelù, Noemi e Riccardo Cocciante che, a loro volta si sono fatti aiutare durante la preparazione delle sfide, da professionisti della musica: Gianni Morandi per quanto riguarda la Carrà, Kekko Silvestre dei Modà per Cocciante, Mario Biondi per Noemi e Cristiano Godano per quanto riguarda Piero Pelù.

Ieri il programma ci è sembrato leggermente sottotono, ma forse dobbiamo anche abituarci alla nuova formula, che prenderà il via un po’ lentamente. Del resto, per quanto mi riguarda, se all’inizio mi ha strappato uno sbadiglio, pian piano incominciavo ad appassionarmi e come tutti, facevo pronostici su chi preferivo rivedere e chi no. Ancora una volta bella la scenografia, ovvio il ring, ma dava perfettamente la sensazione di sfida, di battaglia a colpi di musica, roba pacifica insomma.

The Voice of Italy è sicuramente un programma studiato (come tutti) per offrire al telespettatore la tranquillità di seguire qualcosa che, se da un lato lo coinvolge, da un altro non lo catapulta dentro polemiche strutturate ad hoc e create a tavolino giusto per racimolare una manciata di ascolti in più. Ci siamo sempre lamentati quando si fa polemica becera, urlata e priva di senso, e adesso ci lamentiamo se la stessa, a The Voice fortunatamente non c’è? Scusate, ma mi viene da ridere.

Se poi, per partito preso, dobbiamo stare lì a criticare il programma solo perché è una creatura di Lucio Presta, beh, lasciatemelo dire ma, quello, oltre a non essere professionale è davvero irrilevante, in quanto, il format è buono, è stato confezionato a modo e trovare il pelo nell’uovo (in questo caso) mi sembra un’opinione personale e prevenuta. I giudici forse delle volte “peccano” di eccessiva bontà, ma parliamoci chiaro, voi avete mai visto Raffaella Carrà in anni e anni di TV inca**ata? Io no, ma nel caso, illuminatemi.

Daniele Vit per esempio, ogni volta che partecipa ad un talent riesce a polemizzare. L’ha fatto pure ieri, ed il montaggio ci ha evitato questo scempio. Quello che ho visto mi è già bastato, se si fosse andato oltre, sarebbe forzatamente partita una polemica che probabilmente la stessa Raffaella Carrà non avrebbe mai voluto intraprendere. Per non parlare dei fischi del pubblico. Sarebbe stato un bel vedere? (in quel caso, in realtà, un bel sentire). Discutiamo una buona volta del talento, e non delle solite due/tre cose che passano inosservate. Erano anni che la Rai non mandava in onda un programma di questo tipo. Un format bello da vedere e da sentire. Chi vi scrive non ama particolarmente la Carrà, per esempio e non patteggia per nessuno.

Quando si scrive però, occorre farlo con l’obiettività di chi è capace di ammettere, al di sopra dai giudizi personali e i rancori che, se un programma è fatto bene, è così, punto. The Voice of Italy al momento, è esattamente quello che gli spettatori desideravano da tempo. Un format, pulito che non si perde in chiacchiere e frottole. Per quelle del resto, non dobbiamo nemmeno aspettare più di tanto.

Alla prossima!

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