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La malattia di Vincenzo Mollica: “A 7 anni ho scoperto che sarei diventato cieco”, parkinson, diabete e glaucoma

Valentina Gambino 10/12/2023

Vincenzo Mollica soffre di morbo di Parkinson e diabete mellito di tipo 2. Inoltre, a causa di diverse patologie degenerative della vista come uveite, glaucoma e iridociclite plastica, tutte ad esordio infantile, è diventato quasi cieco. La malattia di Vincenzo Mollica Nonostante queste sfide, Mollica ha continuato a lavorare con passione e professionalità. Ha affrontato […]

Vincenzo Mollica soffre di morbo di Parkinson e diabete mellito di tipo 2. Inoltre, a causa di diverse patologie degenerative della vista come uveite, glaucoma e iridociclite plastica, tutte ad esordio infantile, è diventato quasi cieco.

La malattia di Vincenzo Mollica

Malattia Vincenzo Mollica

Nonostante queste sfide, Mollica ha continuato a lavorare con passione e professionalità. Ha affrontato la sua malattia con coraggio e determinazione, mostrando al mondo che le avversità possono essere superate con forza d’animo e resilienza.

Intervistato dal Corriere della Sera, riguardo la sua cecità ha confidato:

I miei mi avevano portato a fare una visita in un Comune chiamato, pensa tu, Ardore. Si erano accorti che qualcosa non andava, dall’occhio sinistro non vedevo. Loro erano rimasti nello studio del medico, io nella sala d’attesa, a origliare. Sentii distintamente: “Devo dirvi che vostro figlio diventerà cieco”. 

Loro erano scioccati e non mi riferirono nulla. Io andai a casa e cercai quella parola sul vocabolario. Ma non avevo bisogno, bastava che chiudessi l’occhio destro e precipitavo nel buio.

Parlando ancora della malattia ha aggiunto:

Come ho fronteggiato l’avanzare della malattia? Fin da allora ho adottato una tecnica. Ho mandato a memoria tutte le strade, tutte le stanze, tutti gli alberi. Li so, per averli visti. Per verificare chiudevo l’occhio destro e controllavo se la mia memoria aveva immagazzinato tutto. 

A Sanremo o a Venezia mi bastava uno sguardo per fare una panoramica di luoghi e persone. Ho sempre scritto tutto a mano, ma negli ultimi anni non ho più potuto farlo. Così gli articoli ora me li compongo nella testa, come fosse un foglio bianco. Voglio sentire, in qualche modo vedere, le lettere che si assemblano: la forma austera della B, il carattere sbarazzino della T. 

Per tutta la vita ho sempre girato con un bloc-notes nella tasca. Ogni tanto, infatti, Alda Merini mi telefonava per dettarmi una delle sue poesie. E io dovevo essere pronto per trascriverla.

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