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Bentornati Griffin: le nuove puntate su Italia 1, finché durano considerando l’orario a rischio MOIGE

di Valeria Panzeri

Pubblicato il 2010-02-05

I Griffin, non c’è niente da fare, o li ami o li ami. Tralasciando il padre di questa sgangherata famiglia (che ricalca eccessivamente Homer Simpson) è quasi impossibile non apprezzare le vette di geniale surrealismo misto alla volgarità della lega più bassa che si fondono all’interno di questo irriverente cartoon. Brian, il cane alcolista di …

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I Griffin, non c’è niente da fare, o li ami o li ami. Tralasciando il padre di questa sgangherata famiglia (che ricalca eccessivamente Homer Simpson) è quasi impossibile non apprezzare le vette di geniale surrealismo misto alla volgarità della lega più bassa che si fondono all’interno di questo irriverente cartoon.

Brian, il cane alcolista di casa, con la sua voce calda e quei Martini dry che si scola a go go si contende, insieme al piccolo diabolico Stewe, ultimogenito di Lois e Peter, la palma del personaggio più politicamente scorretto della televisione.

Chiaramente è impossibile scansare una digressione, quasi dovuta, sui Simpson: è infatti lampante ed innegabile che i Griffin ricalchino la giallastra impronta delle creature di Matt Groening; ciò non significa affatto che ne siano una brutta copia, tutt’altro.
Per certi versi hanno spinto maggiormente l’acceleratore sul politically uncorret e cavalcato con coraggio l’onda delle trovate surreal/geniali che infarciscono copiosamente ogni puntata.

Ora arriva il tasto dolente. So che la mia affermazione rischia di far ribaltare dalla sedia i puristi e mi assumo tutte le responsabilità del caso.
Avete presente, quando andate in libreria, quel nodo alla gola che vi prende quando vedete che “Il Piccolo Principe” troneggia nella sezione dedicata alle letture per l’infanzia? Ebbene vi sarete trovati anche voi a combattere contro quel desiderio irrefrenabile di chiedere alla commessa, se fosse possibile, di spostarlo nel luogo, oggettivamente, ad esso deputato?

Lo stesso paradosso si consuma per i Griffin; a prescindere dal valore artistico che si può attribuire ad un prodotto piuttosto che ad un altro.
Il problema alla base è quello della fruizione: i bambini non possono pienamente apprezzare e cogliere la poetica di Saint Exupery. E’ messo nel posto sbagliato.

Lo stesso accade per i Griffin: il bambino che torna da scuola e si piazza, catatonico, a mangiare la pastasciutta preparata dalla nonna, mamma o affini accende la televisione. Nella maggior parte dei casi è così, inutile negarlo. Attratto dal codice che lui riconosce come “Cartone animato” si metterà a guardare suddetto cartoon.

Il punto è che questo è un serial per adulti; non riesco a capire lo scopo di collocarlo entro una fascia oraria che coinvolge una fetta di pubblico assolutamente fuori target.
Cosa succederà? Succederà che il MOIGE, nel giro di qualche settimana se ci va bene, spingerà al fine di togliere da sotto gli occhi dei pargoli le scurrili vicende.

Del resto non mi pare ci voglia un corso accelerato alla NASA per intuire che la collocazione nel palinsesto a quell’ora non sia esattamente una mossa geniale. Considerando inoltre che la fascia di pubblico che ama i Griffin va dai 18 ai 35/40 si aggiunge anche il fatto che, a quell’ora, risulta impossibile fruirne per gli appassionati.

Bentornati Griffin, ci vediamo presto in seconda serata…

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