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Francesco De Gregori: “Marco Mengoni canta bene e propone un prodotto vero. I rapper li conosco poco”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-08-28

Francesco De Gregori, oltre ad essere un grandissimo artista, è sempre stato un po’ “schivo”, con un carattere sicuramente molto particolare e, tra le pagine di Sorrisi e Canzoni TV di questa settimana, è stato intervistato direttamente dal direttore, Aldo Vitali, che forse se lo aspettava diversamente, tanto da fargli affermare ridendo: “Molti sostengono che …

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Francesco De Gregori, oltre ad essere un grandissimo artista, è sempre stato un po’ “schivo”, con un carattere sicuramente molto particolare e, tra le pagine di Sorrisi e Canzoni TV di questa settimana, è stato intervistato direttamente dal direttore, Aldo Vitali, che forse se lo aspettava diversamente, tanto da fargli affermare ridendo: “Molti sostengono che sono diventato più buono, ma cosa vuol dire? Forse ho un’apertura verso il mondo che prima non avevo”.

Adesso, dopo questa piccola introduzione, vi starete sicuramente chiedendo perché parliamo di musica in un blog che si occupa prevalentemente di televisione e la risposta è molto semplice: durante il corso dell’intervista De Gregori ha parlato anche della TV e di alcuni cantanti nati proprio grazie alla stessa. “Detesto quando viene usata per me la parola cantautore, la trovo vecchia” afferma. Quando il direttore di Sorrisi gli fa notare che adesso i nuovi cantautori sono considerati i rapper di ultima generazione, De Gregori confessa di non seguirli molto.

Per poi aggiungere: “Alcuni sono ispirati, altri meno, proprio come succedeva ai cantautori”. Francesco De Gregori è sicuramente uno degli esponenti più importanti della scena musicale Italiana, e nonostante questo, riconosce perfettamente anche il talento degli altri: “Ci sono bellissime cose di musica pop, oggi: c’è Marco Mengoni che canta bene e propone un prodotto artistico vero, non roba da masticare e sputare”. L’argomento a questo punto si sposta sulla televisione:

Una volta era imbarazzante andare in TV, c’era poco rispetto per il musicista. Mi obbligavano al playback, mi sentivo a disagio. Adesso ti fanno cantare dal vivo e la TV è una delle tante possibilità di arrivare al pubblico.

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