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Mogol contro i talent show, da Amici a X Factor: “I cantanti hanno più il look giusto che la preparazione adatta”

di Vincenzo Faraone

Pubblicato il 2012-08-08

In un’intervista all’Adnkronos, il maestro della canzone d’autore, Mogol, ha affrontato un’interessante analisi del fenomeno musicale nel nostro Paese, sottolineando quelli che, a sua detta, sono le differenze salienti tra i cantanti di un tempo, come Gianni Morandi, considerati veri fenomeni della sua generazione e le “giovani leve”, nate soprattutto dai talent show quali Amici …

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In un’intervista all’Adnkronos, il maestro della canzone d’autore, Mogol, ha affrontato un’interessante analisi del fenomeno musicale nel nostro Paese, sottolineando quelli che, a sua detta, sono le differenze salienti tra i cantanti di un tempo, come Gianni Morandi, considerati veri fenomeni della sua generazione e le “giovani leve”, nate soprattutto dai talent show quali Amici ed X Factor.

Nel corso della sua analisi, Mogol non può non porsi alcuni interrogativi salienti sul perchè gli artisti del passato erano capaci di lasciare il segno meglio e più di quelli di oggi e sul perchè i cantanti della passata generazione potevano essere considerati artisti a 360 gradi:

Semplice: perché Morandi, come Celentano o come Battisti o Ranieri e, sul fronte opposto, come Mina o Milva o la Vanoni, erano frutto di una fortissima selezione da parte del pubblico e dei critici; quelli di oggi sono frutto solo di una promozione particolare che deriva dagli show tv, da ‘Amici’ a ‘X Factor’ e che li porta direttamente a vincere il Festival di Sanremo alla loro prima apparizione. Hanno più il look giusto che la preparazione adatta.

Secondo Mogol, ciò che conta oggi rispetto al passato, è il profitto che un artista può avere, tralasciando invece alcuni concetti basilari quali quelli della bravura e della completezza artistica:

Non si agisce più sulla qualità, sul concetto della bravura e della completezza d’artista. Oramai il metro è quello del probabile profitto immediato: va avanti chi si pensa possa subito garantire un ritorno in termini di successo finanziario: dov’è la passione, dov’è il rischio professionale e artistico? Non c’è: anche i dj sono impiegati costretti a passare quello che i discografici impongono. E allora si hanno personaggi che reggono sei mesi, un anno o due al massimo e poi magari scompaiono e avanti il prossimo.

Conclude Mogol, nell’ambito dell’intervista all’Adnkronos:

Tutto viene deciso nella cabina di regia di due, tre gruppi di settore, completamente staccato dal pubblico e persino dalla critica, quella oggettiva. E’ una situazione insovvertibile: purtroppo, nessuna autorità politica dà la giusta rilevanza alla cultura popolare di qualità; nessun governo ha capito la sua importanza.

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