Di questi illustri ospiti gli unici che rispondono pacati ma decisi sono Susanna Camuso che porta in studio all’attenzione di noi cittadini le storie operaie di povertà, e Antonio Padellaro, di continuo interrotto da Paolo Bonaiuti, che ansioso di provare la sua pietà cristiana e la sua fedeltà al Premier si scaglia contro il Fatto e la Camuso: ecco a voi l’unico uomo capace di inalberarsi sostenendo la pacatezza dei toni.
Ma a rifinire il tutto ci pensa Maurizio Belpietro che senza curarsi minimamente degli ospiti in studio e del tema della puntata inveisce contro Repubblica, responsabile a suo parere della campagna d’odio contro Silvio Berlusconi.
Il direttore di Libero rimane lì, a guardare dall’alto in basso le testoline di noi poveri comuni mortali, lui che della paresi facciale ha fatto uno stile di vita. Più pacati i toni di Andrea Ronchi, che pare all’inizio un poco spaesato: si vede che gli studi Rai non sono il suo habitat naturale.
Infine difficoltosa diviene la comprensione dei discorsi di Pierferdinando Casini, che dice tutto e il contrario di tutto, che fa un’affermazione e si smentisce da solo tre minuti dopo: che si sia pentito di non essere entrato a pieno titolo nell’inciucio PDL-PD? Non lo sapremo mai.
Infine, cari lettori, vi devo delle scuse: non avrei dovuto parlare di inciucio, bensì di patto cooperativo tra due forze parlamentari. Ma sapete, forse la libertà di espressione in questo paese ancora esiste. E Resiste.