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La storia di Elisa Aiello, abbandonata dalle istituzioni ma non dalle “sorelle”: minacce dall’ex, denunciato, armato e ancora libero

Emanuela Longo 02/08/2024

La storia di Elisa Aiello, giovane donna vittima di violenze da parte dell’ex fidanzato: il racconto di Carlotta Vagnoli

La storia di Elisa Aiello è solo una delle tante che evidenziano come il nostro non sia un Paese per donne. E non sia un Paese in grado di ascoltare le vittime ed agire. La giovane rischia ogni giorno di entrare nella drammatica lista delle vittime di femminicidio. Da oltre un anno attende che le istituzioni possano finalmente intervenire. Ed invece la sua storia è rimasta finora bloccata in un vergognoso limbo.

Carlotta Vagnoli racconta il dramma di Elisa

Elisa Aiello

E se non sono le istituzioni ad intervenire, ci pensano le sorelle. Così Carlotta Vagnoli è stata tra le prime ad intervenire e dare voce ad Elisa e alla sua incredibile storia. In un Paese in cui le vittime di violenza vengono lasciate sole, abbandonate, costrette a urlare tramite un social pur di farsi notare e ascoltare. Non dallo Stato. Dalle sorelle.

E loro – noi – fortunatamente non lasceremo sola Elisa e nessuna altra donna che chiederà aiuto e sostegno. 

La storia di Elisa Aiello

E’ stata l’attivista e scrittrice Carlotta Vagnoli – alla quale sono poi seguite le sorelle Valeria Fonte, Valentina Melis, Giorgia Soleri ed altri personaggi noti come Francesca Michielin – a raccontare la storia di Elisa Aiello

Il drammatico copione di una relazione tossica, con violenze fisiche e psicologiche dalle quali Elisa riesce coraggiosamente a scappare denunciando tutto ai carabinieri di Latina nel maggio 2023. Ma la denuncia viene persa (!), resta smarrita in qualche cassetto, e sebbene dovesse partire d’ufficio, ciò non accade. Elisa insiste, vuole far sentire la sua voce e solo così riesce a sbloccare la situazione e a farsi ascoltare solo nel mese di ottobre, dopo cinque mesi da quella denuncia.

Elisa Aiello, come ogni vittima di violenza, cerca di rifarsi una vita, sposta il suo domicilio, chiede aiuto psicologico rivolgendosi allo sportello di un CAV, si affida ad un legale – scoprirà poi di non essere proprio preparato in tema di violenza di genere e deciderà di cambiarlo – e attende che quanto previsto dal codice rosso possa essere attuato. Attenderà invano fino a febbraio 2024.

Solo dopo un anno dalle violenze subite e nove mesi dalla denuncia, l’ex violento viene sentito dai carabinieri di Latina. Le conseguenze sono devastanti: l’uomo – che detiene un’arma – ricomincia con le violenze ai danni di Elisa. Inizia a pedinarla, minacciare di morte lei e la madre, postando tutto su TikTok (oltre 130 video).

Aiello denuncia nuovamente tutto ai carabinieri di Latina e nel frattempo, con la madre, vive confinata in casa e in preda al terrore. Scrive la Vagnoli:

Le ripercussioni psicologiche che questa violenza ha su Elisa sono disumane. Nel frattempo non si muove nessuna istituzione perché il procedimento viene rimpallato tra le procure di Latina e Roma. Non succede nulla nonostante l’intervento del CAV e due nuovo codice rosso che dovrebbero far scattare provvedimenti quali misure cautelari, allontanamento e perfino il braccialetto. 

Niente, non succede niente. A fine luglio parte una nuova denuncia da parte di Elisa Aiello, che decide di rivolgersi alla polizia di Roma, dopo che l’ex ha minacciato il suo femminicidio sui social. 

L’uomo ad oggi – armato, libero, mai più sentito dalla polizia dopo febbraio 2024 – procede indisturbato nei maltrattamenti. 

La storia di Elisa è l’ennesima dimostrazione di come le istituzioni non siano in grado di affrontare il dramma delle violenze contro le donne, di come il codice rosso, bellissimo sulla carta, non protegga affatto le donne, perché non viene attuato in modo tempestivo, lasciando al maltrattante il tempo di proseguire con le sue violenze, che nel peggiore dei casi si trasformano in femminicidi. 

Elisa Aiello oggi ha paura di morire per mano dell’uomo che per tre volte ha denunciato ma che continua a restare a piede libero. Libero di minacciarla pubblicamente. Ed intanto, dove sono le istituzioni? Dov’è il ministero della Giustizia? E la polizia di Stato? Al momento tutto tace, nessuno interviene ed Elisa è costretta, a nome di tutte le donne vittime come lei di violenza ed abbandonate, ad affidarsi alle sorelle, le uniche finora ad averle dato ascolto, nella maniera più tempestiva possibile, senza farla sentire sola per un solo istante. 

 

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