Maria De Filippi intervistata per Specchio, inserito de La Stampa, ha parlato di Raffaella Carrà, dicendo perché, secondo lei, piaceva così tanto alla comunità LGBT e interrogandosi anche sul DDL Zan.
Con Raffaella Carrà avevo un rapporto che nasce molto prima che la conoscessi, la guardavo in TV. Poi, quattro anni fa, mi è stato chiesto di partecipare ad una sua trasmissione e l’ho conosciuta finalmente di persona.
Mi pare di essere stata estremamente sincera con lei, penso di aver colto nel suo sguardo la stessa sincerità e un po’ di stupore, a volte, su alcune considerazioni che facevo.
Era acuta, intelligente, sensibile, conduceva fingendo di non condurre, ristabilendo davanti alle telecamere quella che era la verità.
Perché la Carrà è diventata una icona gay? Era una icona e basta. Forse piaceva al pubblico omosessuale perché magari ballava vestita da suora sexy cantando un successo dei Beates con i ballerini mezzi nudi che si muovevano come se fossero a cavallo.
E poi raccontava di essere cresciuta da sola con sua madre. E questo le consentiva di dire che non c’è nessun problema in una famiglia costituita da due uomini o da due donne.
La libertà di espressione e un caposaldo fondamentale di ogni democrazia, ma non è intellettualmente onesto confondere la libertà di espressione con la libertà di insultare, discriminare o istigare ad atti di violenza e, in un certo qual modo, giustificarli.
Il dibattito sul decreto Zan ha assunto, come sempre accade in Italia, connotazioni e strumentalizzazioni di parte. Ma qui non siamo di fronte a una questione di parti o di partito, ma a una questione di civiltà.