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Alessandro Borghese: “Il mio ristorante? Senza aiuto posso andare avanti solo un mese”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2020-05-12

Il coronavirus ha messo in ginocchio il nostro paese, economia compresa. Alessandro Borghese, intervistato dal Corriere della Sera, ha svelato l’attuale situazione del suo ristorante, confidando di avere particolari difficoltà da affrontare dopo la riapertura, proprio in termini economici. Alessandro Borghese: “Il mio ristorante? Se le cose non cambiano dovrò chiudere” Ora siamo fermi. È …

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Il coronavirus ha messo in ginocchio il nostro paese, economia compresa. Alessandro Borghese, intervistato dal Corriere della Sera, ha svelato l’attuale situazione del suo ristorante, confidando di avere particolari difficoltà da affrontare dopo la riapertura, proprio in termini economici.

Alessandro Borghese: “Il mio ristorante? Se le cose non cambiano dovrò chiudere”

Ora siamo fermi. È tutto chiuso. E sto anticipando l’assegno della cassa integrazione ai miei 64 collaboratori: non potevo permettere attendessero mesi prima dell’arrivo dei fondi a causa della burocrazia. Ma così non si può resistere a lungo. Un altro mese. Se le cose non si smuovono dovrò decidere cosa fare con il personale, le spese d’affitto e le bollette. Ma è un’evenienza in cui spero di non dovermi trovare.

Alessandro Borghese è proprietario del ristorante Il lusso della semplicità. Durante la sua intervista, ha spiegato in dettaglio tutti i problemi, compreso il distanziamento sociale:

Se sarà di due metri il mio ristorante passerà da 95 coperti a 65. Ancora sostenibile. Se dovesse essere di più – in questi giorni è stato ipotizzato anche 4 metri – dovrò ripensare del tutto l’attività e in qualche maniera farò, ma tantissimi ristoratori non saranno nelle condizioni di riaprire.

Ancor più complicata è la situazione alla quale ogni ristoratore si troverà davanti, nel dover stabilire se due persone che stanno allo stesso tavolo possano sedersi vicine, solamente in caso di convivenza. Lo chef, a tal proposito, ha una sua idea precisa:

Una stupidaggine. Qualcuno dovrà domandare ai clienti se sono parenti e in caso contrario dividerli? Non scherziamo, chi verrà insieme sarà cosciente di quello che fa. Mi preoccupa, invece, che possa essere richiesto il distanziamento in cucina. Il fine dining ha piatti che richiedono anche due o tre persone per la preparazione. Inoltre, non è il mio caso, ma tantissimi locali hanno cucine minuscole e non potrebbero mai adeguarsi.

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