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Caso Cucchi, il Sappe contro la fiction di RaiUno Un caso di coscienza 5

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2012-08-10

Proprio ieri, vi avevamo riportato un’intervista rilasciata al Corriere della Sera da parte dell’attore Sebastiano Somma che, nella fiction di RaiUno, Un caso di coscienza, giunta alla sua quinta stagione ed in onda dal prossimo anno, indossa i panni dell’avvocato Rocco Tasca. Nell’ambito dell’intervista, Somma ha anticipato alcuni dei temi affrontati nella nuova stagione, tra …

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Proprio ieri, vi avevamo riportato un’intervista rilasciata al Corriere della Sera da parte dell’attore Sebastiano Somma che, nella fiction di RaiUno, Un caso di coscienza, giunta alla sua quinta stagione ed in onda dal prossimo anno, indossa i panni dell’avvocato Rocco Tasca. Nell’ambito dell’intervista, Somma ha anticipato alcuni dei temi affrontati nella nuova stagione, tra cui un caso che affronta tematiche legate alla violenza in carcere e che, a sua detta, rimanda fortemente al caso di Stefano Cucchi, il ragazzo di 31 anni arrestato per droga il 16 ottobre del 2009 e deceduto sei giorni dopo il ricovero all’ospedale Sandro Pertini, riportando sul corpo gravi segni di lesioni.

In merito alle sue dichiarazioni, è intervenuto il SAPPE (Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria) con una lettera di protesta inviata alla presidente della Rai Anna Maria Tarantola. La notizia è stata riportata dal sito web poliziapenitenziaria.it, riprendendo Adnkronos. Si legge nella missiva di Donato Capece, segretario generale del SAPPE:

Dalle indiscrezioni lette sui quotidiani si punta a fare sensazionalismo e demagogia su un tema tanto delicato quanto importante come la vita in carcere, forzando volutamente la realtà.

Prosegue Capece, facendo riferimento al caso Cucchi:

Torno a ribadire che attendiamo con serenità gli accertamenti della magistratura. Ricordo a me stesso che la rigorosa inchiesta amministrativa disposta dall’allora Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Franco Ionta sul decesso di Stefano Cucchi ha escluso responsabilità da parte del Personale di Polizia Penitenziaria, in particolare di quello che opera nelle celle detentive del Palazzo di Giustizia a Roma. La nostra convinzione resta che a Piazzale Clodio la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere.

Tornando alla fiction di casa Rai, conclude il segretario generale del SAPPE:

Rigettiamo ogni tesi manichea, come quella che scelleratamente alcuni autori Rai vorrebbero imporre, che associa più o meno velatamente al nostro lavoro di poliziotti penitenziari i sinonimi inaccettabili di violenza, indifferenza e cinismo.

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