Francesco Testi, AresGate: perché ha lasciato l’agenzia di Alberto Tarallo e parla della finta scazzottata con Morra

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Francesco Testi intervistato da Selvaggia Lucarelli per TPI, “smonta” la tesi della setta e parla dell’AresGate e Alberto Tarallo dopo il post che ha condiviso su Instagram. L’attore, nel corso dell’intervista, svela per quale motivo ha lasciato l’agenzia.



Francesco Testi, AresGate: ecco per quale motivo ha lasciato l’agenzia di Tarallo

A quanto pare, grande parte degli attori vivevano nella Villa di Zagarolo, compreso Francesco Testi: “Mi sono trasferito da Roma a Zagarolo per risparmiare sull’affitto e stare lì dove c’era la gente con cui lavoravo, ma ho affittato una mia casa e stavo per i fatti miei. Un paio di anni sono stato nella ex casa di Eva Grimaldi, che è di fianco alla villa di Tarallo. Poi mi sono comprato casa a Zagarolo. Garko viveva lì, in una villa. Anche Ursula, Andress Rossella Falk, Angelo Frontoni. E so che la Arcuri lì aveva comprato un terreno…”.

Francesco Testi smentisce di aver fatto parte di una setta:



Solo a sentire la parola mi viene da ridere, è una cosa ridicola (…) Negli anni in cui io sono stato lì a me è stato chiesto di inscenare solo una cosa, e cioè la finta scazzotatta con Morra per gelosia, cosa di cui mi vergognavo pure.

Chi l’ha ideata? Lucherini, che era l’ufficio stampa di Ares Film e, come risaputo, un amante del cinema di una volta, delle paparazzate, delle storie create a tavolino. Mi sono turato il naso e l’ho fatto, ma nulla di così terribile. Era un po’ una vecchia roba alla Rock Hudson. Tarallo e Lucherini hanno sempre avuto quel riferimento lì delle produzioni americane, nella gestione degli attori e delle loro vite.



L’attore, di seguito, racconta a quale regole doveva sottostare per lavorare in Ares:

Ho cominciato ad avere problemi lì quando sono venuto meno alla regola che potevi scoparti chi volevi ma non dovevi avere relazioni fisse perché distraggono dal lavoro. Una cosa che può essere moralmente contestabile, ma a me all’inizio non ha pesato più di tanto perché era quello che volevo anche io, mille donne ma mai una storia seria, quindi non l’ho mai sentita come un’imposizione.

Questo finché non mi sono innamorato di Reda, la mia fidanzata. Lì è nato il problema. Il rancore ce l’ho perché, dopo che ho fatto il protagonista del primo “Furore”, non mi avrebbero proposto di fare la seguente stagione morendo la prima puntata, se non mi fossi fidanzato seriamente.

Ma se non ti andava bene te ne andavi, non è che ti pressassero o ti obbligassero. Come ci siamo lasciati con Alberto Tarallo? Ciao e arrivederci. Ripeto, io ero uno quadrato, non mi sono mai fatto neppure scrivere le risposte alle interviste come altri, facevo di testa mia.