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Vespa: “Ecco perché a Centocinquanta mi sono comportato così”

di Simone Morano

Pubblicato il 2011-04-09

Bruno Vespa prova a spiegare i motivi del comportamento tenuto mercoledì sera in occasione dell’ultima puntata di Centocinquanta, lo sfortunato programma dedicato all’anniversario dell’Unità d’Italia. Il conduttore di Porta a Porta evidenzia: Non ero stato informato dei volti storici della Rai, che sarebbero stati proiettati in coda alla trasmissione. Trattandosi di casa nostra, si trattava …

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Bruno Vespa

Bruno Vespa prova a spiegare i motivi del comportamento tenuto mercoledì sera in occasione dell’ultima puntata di Centocinquanta, lo sfortunato programma dedicato all’anniversario dell’Unità d’Italia. Il conduttore di Porta a Porta evidenzia:

Non ero stato informato dei volti storici della Rai, che sarebbero stati proiettati in coda alla trasmissione. Trattandosi di casa nostra, si trattava evidentemente di una scelta delicata. Quando ho visto, quindi, che la storia del giornalismo della Rai era incarnata solo da Michele Santoro, ho ritenuto tale fatto un errore gravissimo, oltre che una stupida provocazione. Provocazione non nei miei confronti, visto che ero presente in studio, quanto nei confronti della Rai e di chi non era presente.

Vespa prosegue, cercando di salvarsi in corner:

Non ho mai lesinato complimenti professionali a Michele Santoro, pur dissentendo in maniera radicale da molte delle sue scelte. Il fatto è che la storia del giornalismo della Rai è fatta anche da nomi come Paolo Frajese, Tito Stagno, Piero Angela e Sergio Zavoli, giusto per fare qualche nome. Se Santoro fosse stato messo insieme a loro, non avrei avuto niente da ridire. È questo il motivo per cui mi sono infuriato e non poco.

La conclusione del conduttore di Porta a Porta è poco convincente, però:

Dato che avevamo già sforato di molto, e ritenevo ridicolo che dopo la conclusione prevista con i Carabinieri fosse inserito, a mia insaputa, un altro pezzo di Edoardo Bennato, ho ritenuto preferibile chiudere il programma. Insomma, non un abbandono della trasmissione, ma un ritorno tardivo alle regole.

 

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