Rai
Usigrai: “Cosa non è stato ancora rapinato al servizio pubblico?”
di Simone Morano
Pubblicato il 2011-06-12
Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti della Rai, manifesta tutta la propria preoccupazione a proposito del futuro della televisione pubblica. Giù le mani dalla Rai! Abbiamo letto alcune ipotesi che speriamo maliziose e infondate, ma un decreto per riformare il servizio pubblico radiotelevisivo da parte di un governo il cui presidente vive un gigantesco […]
Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti della Rai, manifesta tutta la propria preoccupazione a proposito del futuro della televisione pubblica.
Giù le mani dalla Rai! Abbiamo letto alcune ipotesi che speriamo maliziose e infondate, ma un decreto per riformare il servizio pubblico radiotelevisivo da parte di un governo il cui presidente vive un gigantesco conflitto di interessi ci sembrerebbe una sorta di golpe.
Verna prosegue senza usare giri di parole diplomatici:
Quando noi parliamo di riforma di governance diciamo un ‘altra cosa: fuori i partiti dalla Rai e no a manacce che mettono altri bavagli o favoriscono altri giochi lontani dall’interesse dei cittadini e da una politica industriale seria dell’azienda. Lorsignori farebbero intanto bene a non tenere sotto pressione il management della Rai, che lunedì deve inderogabilmente poter approvare i palinsesti, senza depauperare ulteriormente l’azienda, dopo il divorzio da Santoro, che si potrebbe peraltro ancora rinegoziare, non col lavoro di fatto gratuito come dice provocatoriamente lui, ma modificando l’intesa raggiunta.
Il segretario dell’Usigrai conclude, annunciando iniziative già nei prossimi giorni, e non risparmiando stilettate ai poteri forti.
Dopo i referendum lanceremo una nostra prima pubblica iniziativa e poi non daremo tregua. Abbiamo letto l’intervista del consigliere Verro (in quota centrodestra, ndr) che è stato a cena da Silvio Berlusconi e che si fa portavoce della delusione del premier per i primi atti del direttore generale Lorenza Lei. Quale pretesa hanno? E, più in generale, ci chiediamo: c’è qualcosa che non sia stata ancora rapinata al servizio pubblico?