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Sonia Grey: “La mia infanzia difficile e… tutti i nomi che ho cambiato”

di Simone Morano

Pubblicato il 2010-11-07

La sua Domenica In… Amori non è stata accolta con entusiasmo dalla critica, ma lei guarda avanti, impegnata, a 42 anni, a levarsi di dosso l’etichetta di bellona e raccomandata che caratterizza la sua carriera. Parliamo di Sonia Grey, protagonista di un’interessante intervista sulle pagine di Grand Hotel, nella quale ha raccontato anche le sue …

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Sonia Grey

La sua Domenica In… Amori non è stata accolta con entusiasmo dalla critica, ma lei guarda avanti, impegnata, a 42 anni, a levarsi di dosso l’etichetta di bellona e raccomandata che caratterizza la sua carriera. Parliamo di Sonia Grey, protagonista di un’interessante intervista sulle pagine di Grand Hotel, nella quale ha raccontato anche le sue origini.

Ricorda la Grey:

Ero una ragazza della periferia milanese, figlia di genitori meridionali, con tanti sogni e con tanti problemi economici. Mia mamma faceva la cuoca in un ospedale, mio padre tanti lavori, dall’operaio alla guardia giurata. Io mi davo da fare per aiutare in casa, mi alzavo all’alba per andare a montare e smontare la bancarelle al mercato, mentre la sera studiavo per prendere il diploma in programmazione di computer. Un’infanzia e un’adolescenza difficili.

Erano ancora i tempi in cui si chiamava Sonia Colone.

Il nome Grey lo scelsero per me, dicendo che faceva “esotico”, quando iniziai a fare le serate in piazza come show-girl. Dopo una decina d’anni, però, capii che il ruolo di bellona non mi si addiceva più, e scelsi di fare l’attrice.

Fu la volta di un altro cambio di nome, Sonia scelse lo pseudonimo di Maria Michela Mari: ma anche quella del cinema non era la sua strada.

Mi mancava l’adrenalina della diretta, mi mancava tornare a casa tutte le sere.

Fu l’ennesimo cambiamento nella sua vita: Sonia ricominciò a fare la gavetta leggendo le mail a Notti Mondiali, fino a diventare piano piano una delle principali conduttrici Rai, al punto da conquistarsi uno spazio la domenica pomeriggio. Il resto è storia d’oggi.

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