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Silvio VS Gabriele Muccino, è guerra tra i due fratelli: “In lui intravedo il tumulto di un uomo insensato e rabbioso”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2013-06-28

Gabriele e Silvio Muccino, dagli inizi delle loro carriere (specie quella di Gabriele), sembravano quel genere di fratelli legati da un bene, un affetto e una stima che andava ben oltre l’essere fratelli di sangue. Quella stima che avresti riconosciuto tra due amici che vanno fieri l’uno del lavoro dell’altro. Come te nessuno mai, ha …

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Gabriele e Silvio Muccino, dagli inizi delle loro carriere (specie quella di Gabriele), sembravano quel genere di fratelli legati da un bene, un affetto e una stima che andava ben oltre l’essere fratelli di sangue. Quella stima che avresti riconosciuto tra due amici che vanno fieri l’uno del lavoro dell’altro. Come te nessuno mai, ha segnato un vero inizio, per entrambi. Gabriele dirige il film e Silvio lo interpreta, ma gli dà anche numerosi spunti adolescenziali, per creare un prodotto diretto da un adulto che parla attraverso un giovane e così, scrive la sceneggiatura del film insieme al fratello. Poi, nel corso degli anni qualcosa si “rompe”, si “spezza”.

Qualcuno si chiede: “Che fine ha fatto Silvio?”, ed allora Gabriele risponde, quasi come se non aspettasse altro. Con il dolore e la sofferenza di un fratello che comunque, continua a cercare l’altro. Silvio ha preso altre strade, si è innamorato, scrive libri con la donna che ama, ma appare e scompare e sembra quasi privo di consistenza.

Ed infatti, in molti, me compresa si sono chiesti: “E’ vero, ma Silvio Muccino che fine ha fatto?”. La sua erre moscia, i suoi occhi che ridono e la sua tempesta interiore. Quella che traspare guardando Silvio, ma esce fuori anche guardando Gabriele. Uniti forse dagli stessi tormenti, ma separati chissà perché.

Silvio non ne vuole parlare, è riservato, cerca di mantenere la sua privacy tale, con le unghie e con i denti, fino a quando è costretto a farlo. Gabriele invece quel silenzio l’ha rotto, forse nel posto sbagliato. Sollecitato da Gabriele Parpiglia di recente, su Twitter è stato un fiume in piena, per poi cancellare tutto, anche se il succo del discorso per lui, rimane uno: suo fratello è stato plagiato da Carla Vangelista, scrittrice, sceneggiatrice, nonché compagna di Silvio di ben 28 anni più grande.

Pensiero per Carla Evangelista,
In pochissimi sanno di chi stia per andare a parlare. Ma poco importa. Si tratta di una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall’altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato nonostante non lo veda ne lo senta da troppi anni. E certo non per mia scelta. Anzi. Ma tornando alla signora scrittrice in questione, lei e il giovane ragazzo, che l’ha seguita immolandosi per lei come un kamikaze, si sono fatti, (ignoro le dinamiche specifiche che anzi mi spaventano o forse inorridiscono), letteralmente terra bruciata intorno, con tutti e dico letteralmente tutti. Basta chiedere in giro nell’ambiente del cinema romano e chiunque confermerà con tristezza questa realtà. Chiunque saprà di chi parlo.

La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento. Se fosse una vera artista saprebbe che questa è la vita degli artisti: venir criticati. Tchaikovsky si ammalò di tubercolosi perché alla prima del suo capolavoro, Il Gabbiano, fu fischiato unanimamente dal pubblico e per la delusione uscì senza cappotto dal teatro, mi pare di Pietroburgo, e con quelle temperature, senza cappotto, quei fischi lo segnarono per sempre. Tutti gli artisti vengono criticati. Giorni fa, ancora prima di venir convocato dai carabinieri per questa risibile vicenda, ho postato su questa pagina critiche atroci, impietose, ricevute da Kubrick, Coppola, Leone o scambiate dai più alti maestri del cinema che si sono offesi in qualunque modo reciprocamente. Ma loro, grandi, grandi davvero, non si sarebbero mai querelati! Loro erano artisti puri e sapevano di esserlo. Una querela penale per motivi così ridicoli fa male solo a chi la conduce, a chi la escogita senza alcun senso del limite, per vendicarsi di quell’arte che evidentemente proprio così dimostra di non avere. Se io dovessi querelare tutti i critici, i bloggers ecc che hanno scritto cose terribili (forse a ragione qualche volta, chissà), su di me, sul mio talento, o altro, sarei solo un patetico pagliaccio infantile e certamente prova vivente della mia assoluta mancanza di rispetto nei confronti dell’arte. Lo dico per te, Signora Carla. La mia opinione resterà la stessa nei tuoi confronti ma la tua reazione in una sede penale, scomodare un PM per il tuo ego ferito, è cosa meschina e rideranno di te ancora di più appena volterai le spalle…la giustizia in Italia ha ben altro di cui occuparsi. Il tuo è un comportamento piccolo, mediocre, o forse semplicemente il riflesso limpido di chi sei. Evitati questa ulteriore squallida figura. Lo dico non per te, ma per non trascinare con te quel ragazzo a cui tengo ancora moltissimo e che ti segue da anni senza più sapere dove sia finito e come.

Queste le parole di Gabriele. A questo punto, a malincuore anche Silvio rompe il silenzio e risponde al fratello mezzo agenzia stampa (esiste il telefono Silvio, esistono le mail, gli sms e tutte quelle diavolerie varie. Accusi Gabriele e ti muovi esattamente nella stessa maniera, sfilando l’arma puntandogliela addosso):

Dopo 5 anni di assoluto silenzio stanco e disgustato dalle sempre più gravi dichiarazioni pubbliche di mio fratello che riguardano la mia vita, sono costretto a parlare del mio privato sperando che questo metta fine al suo delirante soliloquio che da anni intasa siti internet e giornali. A spingermi sono le parole, basse e infamanti, secondo le quali sarei stato “plagiato” e “sequestrato”: io, un uomo di 31 anni, e da chi? da Carla Vangelista, un’amica, una scrittrice più che stimata, che collabora con me da anni, ingiustamente offesa dalle deliranti accuse di Gabriele. Non riesco a leggere niente di costruttivo nel cuore di quelle dichiarazioni. Non vedo l’artista, che mai mi sarei aspettato cadere così in basso al punto da trascinarmi per anni nel fango del pettegolezzo più bieco, e non vedo neppure il fratello perché Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento, e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Gabriele sa. E se la memoria lo tradisce può sempre rileggere tutte le mail che gli ho inviato.

Per poi aggiungere:

Pochi anni fa fu proprio lui a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto ”scappare da quella famiglia”. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto quello che aveva detto fino a quel momento a me e ai miei genitori e mi comunicò che era stato ”plagiato” dalla ex moglie. Mi dispiace che un uomo come Gabriele abbia una così bassa stima di sé, ma questo non lo autorizza a proiettare su di me le sue paure. Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino, e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi.

E conclude:

Anni fa questo scempio si compiva ai danni di un’altra donna, l’ex moglie di Gabriele. Io allora, in nome della mia famiglia, non la difesi abbastanza. Non me lo sono mai perdonato. Oggi le chiedo scusa. Oggi che il logoro e deresponsabilizzante copione familiare del “plagio´” è messo in scena ai danni di Carla Vangelista, rivivo tutte le dinamiche di perversi meccanismi familiari. Nelle parole volgari di Gabriele intravedo il tumulto di un uomo insensato e rabbioso, che si riversa nell’etere mediatico senza sapere che con questo atteggiamento sta facendo a pezzi il suo stesso nome. Le dichiarazioni di Gabriele segnano uno spartiacque nella mia esistenza e mi dimostrano che allontanarmi da tanta violenza era l’unica scelta possibile per costruirmi una vita equilibrata, serena e consapevole. Non sono più disposto a sopportare questo ridicolo teatrino fatto di sentimenti esibiti e di uno sbandierato amore fraterno nel quale non scorgo alcuna traccia di rispetto per me e le mie scelte, che siccome non condivise, si dichiarano frutto di plagio. Sarò pronto ad ostacolare ogni iniziativa di Gabriele che possa nuocere a me ed alle persone che mi sono vicine e forse, così facendo, lo aiuterò anche a salvarsi dallo spirito autodistruttivo che sembra ormai possederlo.

Fine della storia. Ed intanto, Gabriele e Silvio non si vedono da otto anni. Una donna non può essere la colpa di tutto questo, a prescindere dal potere o meno che abbia sulla mente di un giovane uomo che potrebbe benissimo essere suo figlio. Non voglio giudicare, scrivo quello che sento, non voglio sentenziare, non sono nessuno. Ma otto anni maledizione, sono tanti, troppi.

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