Sanremo 2015: Carlo Conti “primadonna” del Festival, promossa la complicità tra Emma e Rocio Munoz Morales

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Ebbene sì, il trio di “mini” tenori dalla maxi voce ha vinto Sanremo 2015. I ragazzi de Il Volo, così si chiamano, li hanno messi insieme durante Ti lascio una canzone e gli hanno fatto conquistare l’America. Ma loro volevano di più, loro volevamo proprio l’Italia e così, grazie al noto paese per vecchi nel quale viviamo hanno vinto e: “Le parole stanno a zero”, ha twittato Antonella Clerici… Ma anche no, c’è ancora tanto da dire. Fare vincere un pezzo bello, moderno ed innovato era per caso troppo?



Malika Ayane si è dovuta accontentare di un terzo posto che ha il sapore del primo. Nek ha portato all’Ariston un classicone in perfetto stile Filippo Neviani, ma non si vedeva e non si sentiva da un po’, quindi ci poteva stare. Il primo posto de Il Volo però, io stento davvero a capirlo. Quello non è pop, quella è lirica. Quello è il proseguimento di Claudio Villa con addosso dei giubbotti di pelle. Quelli sono tre ragazzini che si sentono fighi dotati di una buona estensione vocale. Ma il loro progetto è vecchio, non è c’è altro da dire.

Per un Festival di Sanremo nazionalpopolare come quello di Carlo Conti però, ci poteva stare. Il conduttore toscano inconsapevolmente ha tirato fuori il peggio di sé. Niente polemiche, per carità. Niente scivoloni o cadute di stile clamorose, ma un uomo che quel palcoscenico l’ha desiderato talmente tanto da essere ingordo e non lasciarlo mai. Mai un momento in freestyle per Emma Marrone, Arisa e Rocio Munoz Morales, mai un guizzo per renderle partecipi più del dovuto, mai un abbraccio per tranquillizzarle, mai un bacio sulle guance ad indicare: “Va tutto bene!”.



A fine serata si è perfino fatto scrivere la letterina auto celebrativa… Pure? Con Rocio emozionata e la sua faccia stupita da maestro bacchettone delle elementari che ha poi dato la parola ad Emma che ha letto un pensiero profondo, che non elogiava Conti ma faceva un riassunto del suo percorso durante queste 5 serate (Brava Emma!). Ed in tutto questo, proprio Emma e Arisa, due cantanti, sono state “relegate” al ruolo di “vallette” senza mai più farle cantare se non la prima sera… Pura follia! Rocio Munoz Morales, nonostante Conti, affetto dalla sindrome di Pippo Baudo, cercasse sempre il modo per farla parlare il meno possibile è riuscita a tirare fuori la parte più vera e genuina. Mostrandoci quella che è realmente: una persona sensibile, una che ama, una che non ha rubato il marito di nessuno.

Emma l’ho trovata perfetta, ma io ho un debole per lei, è risaputo. La trovo sempre così umile, così di cuore e di pancia che non posso fare finta di non averla apprezzata anche questa volta. Bellissima, sorridente (anche col broncio) e sempre rispettosa. Rispetta il palco, qualunque esso sia con una attenzione davvero minuziosa, lodevole, unica. Arisa vi sarà pure sembrata la più sciolta delle tre, intanto i suoi continui slanci “nonsense” certe volte mi davano l’impressione che nascessero solo per tappare i buchi di momenti altrimenti morti. Ho amato la complicità e l’amicizia tra Emma e Rocio, mentre ho sentito Arisa distante da entrambe.



Un Festival che sembrava il classico programma di Carlo Conti che ahimè boccio per mancanza di umiltà, presenzialismo stucchevole e voglia di offrire spazio agli altri pari a zero. Boccio Il Volo e il loro cercare di essere 2015 quando sono 1920, regalo un 6 ad Arisa perché non merita di certo una insufficienza ma nemmeno una voto altissimo, mentre Rocio si merita un bell’8 per la sincerità e la voglia di mettersi in gioco (anche se con Conti l’impresa appariva ardua). Il mio 10 va invece ad Emma Marrone per l’ennesima sfida vinta a testa alta, per il coraggio, la forza e la sensibilità. 10 anche agli abbracci con Rocio, in queste sere in cui la solidarietà femminile è davvero venuta meno, specie su Twitter, specie contro Emma, il feeling creatosi tra due belle donne intelligenti è stato un toccasana. Sanremo resterà sempre Sanremo, ma vi prego, fermate l’ego di Conti prima che punti al Quirinale. All’anno prossimo!