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Quando si fa sempre più fatica a guardare la televisione…

di Massimo Galanto

Pubblicato il 2010-04-28

Se fossi uno spettatore televisivo sprovveduto mi commuoverei quando il viso di Barbara D’Urso si contorce in smorfie buoniste e finte. Crederei al fatto che la telecamera, una puntata si e l’altra pure, la “colga” mentre scherza fuori onda con il pubblico (figuranti pagati regolarmente). Se fossi un telespettatore ingenuo crederei che La pupa e …

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Se fossi uno spettatore televisivo sprovveduto mi commuoverei quando il viso di Barbara D’Urso si contorce in smorfie buoniste e finte. Crederei al fatto che la telecamera, una puntata si e l’altra pure, la “colga” mentre scherza fuori onda con il pubblico (figuranti pagati regolarmente). Se fossi un telespettatore ingenuo crederei che La pupa e il secchione sia un reality reale.

Intendiamoci, quando la pupa non riconosce il Presidente Napolitano, lì, bisogna credere alla verità che trasuda dal televisore. Perché è vero che la tv non fa altro che rispecchiare la società in cui vive; non fosse altro perché è la società che costruisce e domina la televisione. Insomma, di pupe (e pupi) reali che non conoscono il nome del nostro Presidente della Repubblica siamo circondati.

La televisione italiana, quella che si fatica sempre di più a vedere, negli ultimi giorni ci ha regalato novità più o meno nuove. Il suddetto reality show di Italia Uno, il funerale live (ossimoro voluto, in onore del cinico Raimondo) di Vianello, la scelta del tronista Marcelo Fuentes a Uomini e Donne. Senza dimenticare l’intervista (incredibile) allo stalker di Laura Pausini ed Elisa Triani a quella Domenica 5 che, secondo la sua (dello show) “mente”, Barbara D’Urso, sarebbe dovuto essere meno trash (impresa quanto mai semplice, ma incredibilmente fallita) del contenitore domenicale targato Paola Perego. Che nel frattempo, il sabato sera, presenta ogni nuovo tentativo di guinness come il più pericoloso, il più rischioso. (Merita di finire tra parentesi l’episodio accaduto durante una puntata di Domenica 5 che vide protagonista il seppur colto Alessandro Cecchi Paone, il quale invitava vari artisti italiani a fare outing e a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. Come se Carlo Conti, d’improvviso, aprisse una puntata de L’Eredità annunciando di essere eterosessuale. Pazzesco).

Delle recenti esequie del berlusconiano Vianello si sono occupati addirittura gli antiberlusconiani Marco Travaglio e Beppe Grillo. Chi scrive, in base al principio “ognuno ha ciò che si merita”, tratterà, invece, del tronista, della pupa e del secchione.

Nel programma di Maria de Filippi, tendenzialmente ritenuto tarocco, la scelta di Marcelo ha tutta l’aria di essere la mesta conferma del luogo comune che avvolge la tivvù patinata italiana: finta, nient’altro che finta. Un trentenne che sceglie una ragazza di quasi 10 anni più piccola di lui, viene rifiutato e, ricercando l’inquadratura migliore, tenta di rattristarsi, di immalinconirsi e di disperarsi. Salvo poi, spente le telecamere, organizzare la serata in discoteca. Eppure c’è di peggio.

La pupa e il secchione, programma palesemente tarocco (dovrebbe, come succede talvolta a Forum, scorrere un sottopancia con la seguente dicitura: “Le scene a cui state assistendo sono state provate già un centinaio di volte dai protagonisti; ma, purtroppo, non danno segni di miglioramento”) che, per inciso, dura (o meglio si trascina) fino all’una di notte, estremizza l’ignoranza e la mancanza di cultura generale reale che regna tra le giovani generazioni. La estremizza, spettacolarizzandola, un po’ come fece Cassano qualche mese fa sul palco dell’Ariston di Sanremo.

Il problema, tuttavia, se di problema si tratta, non è attuale. Pippo Baudo scriveva nella sua scaletta, quindi stabiliva a tavolino, anche quale sarebbe stato il numero che il bambino avrebbe pescato dal sacco. Paolo Bonolis ritagliava l’intervista al serial killer Donato Bilancia per aumentarne la suspense, il pathos e gli ascolti. Atti di questo genere, dunque, fanno parte della storia della televisione italiana. E venirne fuori ora è impossibile, oltre che non voluto né auspicato dagli addetti al lavoro.

Ma, se solo tutti i telespettatori fossero davvero messi in condizione di essere consapevoli dell’artificiosità, della finzione della maggior parte della programmazione televisiva, forse si prenderebbe meno sul serio ciò che scorre sui teleschermi quotidianamente. E con più facilità, probabilmente, si saprebbe fiutare quale sia la vera televisione e quale non lo sia.

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