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Pupo: “I raccomandati fanno ascolti bassi? Colpa della formula complessa. Ecco perché non condurrò Ciak si canta”

di Simone Morano

Pubblicato il 2011-01-27

Nella rubrica Dolce e un po’ salato che tiene ogni lunedì sul Quotidiano Nazionale, Pupo fa il punto per quanto riguarda la sua esperienza televisiva, alla luce degli ascolti non esaltanti de I raccomandati. I quattro milioni di spettatori che seguono tutte le settimane I raccomandati non sono affatto pochi e vanno rispettati. Ma è …

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Pupo ed Emanuele Filiberto

Nella rubrica Dolce e un po’ salato che tiene ogni lunedì sul Quotidiano Nazionale, Pupo fa il punto per quanto riguarda la sua esperienza televisiva, alla luce degli ascolti non esaltanti de I raccomandati.

I quattro milioni di spettatori che seguono tutte le settimane I raccomandati non sono affatto pochi e vanno rispettati. Ma è proprio per questo motivo che ho deciso di non condurre la nuova edizione di Ciak si canta, per non ripetere ancora una formula che in questo momento fatica. Credo nel mio ruolo di conduttore e ideatore di programmi, come è stato con Reazione a catena che ho contribuito a lanciare e che ho poi condotto. E sono fermamente convinto che occorra guardarsi intorno e, di conseguenza, cambiare e cercare nuove idee che possano funzionare e adattarsi al gusto delle persone.

Prosegue Pupo:

La televisione è sempre di più specchio dei tempi. Basta pensare a quello che sta avvenendo in questo periodo. Sono premiati dal pubblico i varietà di pura evasione, quelli che hanno elementi comici in grado di far passare una serata di divertimento e di ironia. E’ il frutto di quello che accade nella società italiana in questo momento. Funzionano La Corrida di Flavio Insinna, che l’ha rilanciata con elementi di comicità, facendo esibire la gente comune come ai tempi di Corrado. E Zelig, che punta sulle gag e sulla satira, che sfrutta l’attualità che offre moltissimi spunti. Faticano, invece, i varietà che hanno formule un po’ più complesse, come I raccomandati o Attenti a quei due. Io penso, comunque, che la cosa giusta da fare sia credere nel proprio programma.

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