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“Presa Diretta” riparte dagli ‘ndranghetisti

di Simona Cocola

Pubblicato il 2010-09-06

Comincia con le riprese dell’arresto, avvenuto lo scorso maggio da parte dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, di oltre dieci ‘ndranghetisti accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di sostanze psicotrope ed appartenenti alla cosca di Monasterace (Rc), la nuova stagione televisiva di “Presa Diretta”, il programma …

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Comincia con le riprese dell’arresto, avvenuto lo scorso maggio da parte dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, di oltre dieci ‘ndranghetisti accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di sostanze psicotrope ed appartenenti alla cosca di Monasterace (Rc), la nuova stagione televisiva di Presa Diretta, il programma in prima serata di Rai Tre, condotto da Riccardo Iacona.

Dalle inchieste di Iacona e dei giornalisti della sua squadra si evince che sono anni che le faide di Monasterace insanguinano la locride, e gli omicidi, vere e proprie esecuzioni pubbliche di un’accanita ferocia (come sparare in testa e segare la testa), avvengono a qualsiasi ora del giorno davanti alla gente in strada. E poi, botte, minacce, macchine rubate a chi si oppone agli ‘ndranghetisti: “Ma la colpa è degli stessi cittadini che chiedono favori ai boss e poi li devono riverire a vita, dando loro soldi o voti ai politici con i quali sono in contatto”, dice un uomo che ha denunciato un usuraio di Locri (Rc). “Sono terroristi perché terrorizzano le persone”, afferma un imprenditore del comune di Palmi (Rc), il quale vive sotto scorta da otto anni perché, denunciando, ha fatto arrestare quarantotto criminali. “L’ndrangheta non dimentica – assicura -, ma rifarei ciò che ho fatto, poiché, paradossalmente, adesso mi sento più libero di prima”.

Le Forze dell’Ordine intervistate in questo reportage e che contrastano la ‘ndrangheta, dichiarano che ci vorrebbe un maggior controllo del territorio, sopratutto attraverso l’aiuto delle amministrazioni locali e dello Stato (che dovrebbe mettere a disposizione più uomini e mezzi), per contrastare questa forma di criminalità ed assicurare al cittadino la piena libertà nei diritti fondamentali.

Sono stati scoperti 28 clan di ‘ndranghetisti solo a Gioia Tauro (Rc), 60 a Reggio Calabria e molti altri sparsi sul resto del territorio calabrese, e sequestrati alle cosche lupare, kalashnikov, armi usate nella guerra in Iraq ed anche terreni acquisiti attraverso prevaricazioni ed intimidazioni rivolte ai legittimi proprietari.

I latitanti sono dediti in particolare allo spaccio di droga ed ai sequestri di persona, ma hanno un volto nuovo, in quanto non si tratta più di nullafacenti, bensì di commercianti che gestiscono molte attività. La Calabria è una regione povera, ma questi uomini sono ricchi perché controllano il traffico della cocaina, e infatti si stima che il fatturato della ‘ndrangheta sia di 44 miliardi di euro l’anno. Da qui si capisce come la ‘ndrangheta, negli anni, sia diventata la mafia più potente del mondo; i calabresi si sono arricchiti iniziando le loro attività con i sequestri di persona ed ora sono più facoltosi dei siciliani, i quali chiedono loro prestiti in denaro.

Uno dei più acerrimi nemici degli ‘ndranghetisti è il magistrato calabrese Nicola Gratteri, attualmente procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, sotto scorta dal 1989, il quale ricorda a Iacona che la ‘ndrangheta è diventata più arrogante e più ricca da quando è entrata nel giro della cocaina, della politica, e degli appalti pubblici. “Ad oggi ci sono pene ridicole per un mafioso che viene arrestato – sottolinea Gratteri -, perché esce dalla prigione dopo cinque o sei anni dall’arresto”.

L’inchiesta di Iacona si sposta quindi in Lombardia, dal momento che esistono proiezioni della ‘ndrangheta nel Nord Italia, come ad esempio un vasto insediamento a Milano e provincia. Da quando è giunta, da qualche anno, una cosca di calabresi nel comune di Lonate Pozzolo (Va), sono iniziate le estorsioni agli abitanti del posto e numerosi esercizi commerciali sono stati chiusi, ma la gente di Lonate non parla, a parte qualche rara testimonianza.

La puntata di “Presa Diretta” si conclude ricordando, infine, la strage di Duisburg, in Germania, avvenuta nel 2007, in cui furono uccise sei persone, affiliate o vicine alle famiglie calabresi dei Pelle-Vottari, e per cui sono stati arrestati altri ‘ndranghetisti.

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