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Paolo Rossi sull’idea di spostare Sanremo per dare spazio alle elezioni: “Qui si vede come l’Italia sia un Paese strano”

di Federico Lanza

Pubblicato il 2013-02-09

Il cantautore, attore e comico Paolo Rossi, è uno dei protagonisti del nuovo numero di Max; attualmente in tour con il nuovo spettacolo L’amore è un cane blu, Paolo si è voluto raccontare alla rivista, toccando diversi argomenti: dal forte legame che si è venuto a creare quest’anno tra il Festival di Sanremo e le …

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Il cantautore, attore e comico Paolo Rossi, è uno dei protagonisti del nuovo numero di Max; attualmente in tour con il nuovo spettacolo L’amore è un cane blu, Paolo si è voluto raccontare alla rivista, toccando diversi argomenti: dal forte legame che si è venuto a creare quest’anno tra il Festival di Sanremo e le imminenti elezioni politiche, alla censura di cui è stato vittima fino al calcio. Proprio in merito al primo aspetto, ieri vi avevamo riportato la notizia secondo la quale l’ex premier ed ora candidato, Silvio Berlusconi, si era in parte scagliato contro la kermesse canora di RaiUno per non aver deciso anzitempo di spostare Sanremo, a scapito – a sua detta – della “possibilità di comunicare” in vista delle elezioni (rimandiamo a questo articolo).

Pura follia, stando alle dichiarazioni di Paolo Rossi, che in merito alla polemica di qualche tempo fa sulla possibilità di spostare il Festival di Sanremo in periodo elettorale, ha dichiarato: “Qui si vede come l’Italia sia un Paese strano. Pensate com’è difficile spiegare a un francese o a un australiano che volevano spostare il festival di Sanremo per la Littizzetto, per motivi elettorali… È impossibile: non capirebbero e, forse, non lo capiamo più nemmeno noi italiani. Le elezioni, soprattutto qui, sono un grande show da non prendere sul serio. Il motto nazionale dovrebbe essere: ‘Libero stato in libero show’”.

Nel corso dell’intervista, Rossi ha anche rivelato un episodio di censura in tv di cui è stato vittima qualche tempo fa: “Era il 2003 e RaiUno mi aveva chiesto di fare un intervento a Domenica In. Non volevo fare il trasgressivo a tutti i costi e così ho pensato che il pezzo di Tucidide sulla democrazia fosse perfetto per il momento storico che stavamo vivendo. Ma credo che i dirigenti Rai abbiano scambiato Tucidide per un cabarettista ateniese di estrema Sinistra e così sono rimasto a casa”.

Poi, la sua grande passione per il calcio e la sua visione di tale sport come metafora della vita: “Il golf è un gioco, l’atletica è uno sport e il calcio è una metafora della vita. Ognuno sceglie il personaggio che più gli si avvicina. Per me sono i calciatori di talento che giocano bene una partita sì e tre no, guidati solo dall’estro. Come Beccalossi, Recoba, Vendrame, di cui non si ricorda nessuno ma che io ricordo benissimo. A Cassano potrei dedicare un’ode. È uno che magari ricorda con più piacere quando giocava in cortile con gli amici che non una grande partita disputata col Real Madrid. Lui è uno dei pochi rimasti che ha ancora la passione”.

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