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Paola Perego e l’esorcista: “Ho bruciato cuscini e materassi, sembravo posseduta”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2020-07-08

Paola Perego con un libro pubblicato poco più di un mese fa – Dietro le quinte delle mie paure – ha confidato di aver sofferto per molti anni di attacchi di panico. Un mostro, come lo definisce lei, di cui è riuscita a liberarsi solamente una decina di anni fa. Paola Perego e l’esorcista: “Sembravo …

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Paola Perego con un libro pubblicato poco più di un mese fa – Dietro le quinte delle mie paureha confidato di aver sofferto per molti anni di attacchi di panico. Un mostro, come lo definisce lei, di cui è riuscita a liberarsi solamente una decina di anni fa.

Paola Perego e l’esorcista: “Sembravo una posseduta, ho bruciato cuscini e materassi”

Una lotta giornaliera per una donna che lavora in televisione, costretta ad indossare una maschera e a farci i conti giorno per giorno. Un mostro che descrive così nell’intervista al settimanale Diva e Donna “All’improvviso senti che stai morendo e nessuno ti può salvare […] stai per essere aggredita da una belva feroce, peccato che la belva feroce non esiste, sei tu”.

Un male da cui ha cercato di guarire con ogni metodo, psicofarmaci, analisi e anche un esorcista: “Don Luigi. I miei genitori erano disperati, mi vedevano star male. Sembravo una posseduta. Mi hanno fatto bruciare cuscini e materassi”.

Non è la prima volta che la conduttrice parla della sua lotta contro gli attacchi di panico. Lo scorso maggio, aveva condiviso alcuni estratti del suo libro raccontando un fatto particolarmente forte:

Il momento in cui pensai di avere toccato il fondo – ma ahimè non lo avevo nemmeno lontanamente raggiunto – fu quando provai in tutti i modi a rompermi il braccio sbattendolo contro il muro. L’ansia non è un dolore reale e io non ce la facevo più a stare male per qualcosa che non si può vedere, così continuai a battere il braccio sinistro contro il muro del salone, con tutta la forza che avevo, nella speranza di sentire qualcosa di vero che non fosse il panico. In quell’occasione scoprii che non è così semplice rompersi qualcosa da soli (riuscii solo a farmi venire una contusione) e scoprii anche che il Mostro era un osso molto più duro di quello del mio braccio. La domanda che mi sono fatta in questi anni è: perché a me? Perché devo essere proprio io la vittima sacrificale dell’ansia?

 

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