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Maria De Filippi parla di Raffaella Carrà, spiega perché era una icona gay e dice la sua sul DDL Zan

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2021-07-25

Maria De Filippi intervistata per Specchio, inserito de La Stampa, ha parlato di Raffaella Carrà, dicendo perché, secondo lei, piaceva così tanto alla comunità LGBT e interrogandosi anche sul DDL Zan. Maria De Filippi parla di Raffaella Carrà Con Raffaella Carrà avevo un rapporto che nasce molto prima che la conoscessi, la guardavo in TV. …

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Maria De Filippi intervistata per Specchio, inserito de La Stampa, ha parlato di Raffaella Carrà, dicendo perché, secondo lei, piaceva così tanto alla comunità LGBT e interrogandosi anche sul DDL Zan.

Maria De Filippi parla di Raffaella Carrà

Con Raffaella Carrà avevo un rapporto che nasce molto prima che la conoscessi, la guardavo in TV. Poi, quattro anni fa, mi è stato chiesto di partecipare ad una sua trasmissione e l’ho conosciuta finalmente di persona.

Mi pare di essere stata estremamente sincera con lei, penso di aver colto nel suo sguardo la stessa sincerità e un po’ di stupore, a volte, su alcune considerazioni che facevo.

Era acuta, intelligente, sensibile, conduceva fingendo di non condurre, ristabilendo davanti alle telecamere quella che era la verità.

Raffaella icona gay

Perché la Carrà è diventata una icona gay? Era una icona e basta. Forse piaceva al pubblico omosessuale perché magari ballava vestita da suora sexy cantando un successo dei Beates con i ballerini mezzi nudi che si muovevano come se fossero a cavallo. 

E poi raccontava di essere cresciuta da sola con sua madre. E questo le consentiva di dire che non c’è nessun problema in una famiglia costituita da due uomini o da due donne.

Maria parla del DDL Zan

La libertà di espressione e un caposaldo fondamentale di ogni democrazia, ma non è intellettualmente onesto confondere la libertà di espressione con la libertà di insultare, discriminare o istigare ad atti di violenza e, in un certo qual modo, giustificarli. 

Il dibattito sul decreto Zan ha assunto, come sempre accade in Italia, connotazioni e strumentalizzazioni di parte. Ma qui non siamo di fronte a una questione di parti o di partito, ma a una questione di civiltà.

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