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Malika, cacciata di casa perché lesbica: con soldi della raccolta fondi compra una Mercedes: “Volevo togliermi uno sfizio”

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2021-06-30

Con la sua storia, Malika Chalhy, 22enne toscana cacciata di casa perché lesbica e ripudiata per questo dalla sua famiglia, è entrata nel cuore di tante persone. Una storia di dolore e che ha visto in prima linea tanti personaggi noti pronti a supportarla. Anche economicamente con due raccolte fondi. Qualcosa però scricchiola dopo una …

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Con la sua storia, Malika Chalhy, 22enne toscana cacciata di casa perché lesbica e ripudiata per questo dalla sua famiglia, è entrata nel cuore di tante persone. Una storia di dolore e che ha visto in prima linea tanti personaggi noti pronti a supportarla. Anche economicamente con due raccolte fondi. Qualcosa però scricchiola dopo una foto pubblicata qualche giorno fa da Gaia Zorzi (sorella di Tommaso, ndr) nelle sue Instagram Stories.

Malika ha mentito sulla raccolta fondi (e compra una Mercedes)

La foto è apparentemente innocua: Malika è alla guida di un’auto. Non una qualunque ma una Mercedes. Apparentemente una classe A appena uscita dal concessionario. Selvaggia Lucarelli, in una sua inchiesta per TPI ha però posato l’accento su un piccolo “particolare”.

A favore della 22enne sono state aperte due raccolte fondi su Gofundme “per aiutarla a costruirsi una vita”. Una aperta dalla cugina e che ha raccolto 140 mila euro, l’altra aperta da Carlo Timono di “Papà per scelta” e che ha ottenuto 11.500 euro con destinataria sempre la cugina di Malika. La ragazza in varie interviste aveva promesso di devolvere in beneficienza ad associazioni che combattono discriminazioni o ad ospedali pediatrici parte dei soldi, ma di fatto non si è più saputo nulla.

L’agente di Malika, Roberta, contattata da Selvaggia Lucarelli ha spiegato che la seconda raccolta fondi era stata aperta all’insaputa della 22enne. Malika si unisce alla conversazione spiegando di non aver mai condiviso la seconda raccolta fondi e insiste nel sostenere che anche la cugina, destinataria della raccolta, non fosse a conoscenza. I soldi però alla fine li ha presi lei:

Sì, ma io lo avevo detto di bloccarlo. Comunque visto che la seconda raccolta è andata bene (11.500 euro) ho deciso che questi soldi li donerò in beneficenza non so ancora a chi, forse a un reparto di oncologia pediatrica.

L’agente interviene ancora spiegando che insieme alla Boldrini “avevamo deciso di fondare un’associazione per le vittime di discriminazioni. Abbiamo cercato di coinvolgerla ma lei non sta bene e la cosa si è allungata un po’. Siamo in una fase in cui non sappiamo ancora bene, mettiamo dei paletti. Malika però non sta bruciando i soldi, il bene deve procurare bene, quei soldi sono lì”.

Sulla racconta fondi da 140mila euro è stata Malika a voler dire la sua:

Visto che si parla della mia vita, spiego io. Io prima dell’accaduto prendevo 700 euro per il mio lavoro in fabbrica, ero in cassa integrazione da gennaio e aiutavo miei con un finanziamento. Prima ne prendevo di più, ma pochi. Adesso ho avuto delle spese per la macchina, per il dentista… del resto non è che ho i genitori pronti alle spalle. La revisione, il tagliando…

Ho preso la casa in affitto a Milano, abbiamo dato un anno di affitto più duemila euro di caparra. Poi ho pagato dentista, avvocato, ho comprato dei vestiti. Non avevo niente, era rimasto tutto a casa dei miei.

Io in questi mesi ho pensato a cercare lavoro, al trasloco, all’avvocato, alla tv, mi devo calmare un attimo. Ho passato due settimane a fare avanti e indietro tra Milano e il mio comune.

E quando Selvaggia Lucarelli l’ha incalzata a spiegare come mai con quei soldi avesse comprato un’auto, una Mercedes, sebbene si fosse giustificata dicendo che era dei genitori della fidanzata, Malika ha sbottato:

Sì ho detto una bugia. Mi scuso. Mi è stato chiesto che ero sotto pressione. Io ho vissuto di tutto in questi mesi, sono stata buttata fuori di casa, ho i beni sequestrati, hai idea? Per me è un modo sbagliato di fare giornalismo questo.

Dopo mezzora dall’intervista Malika ricontatta la Lucarelli e vuota il sacco:

Senti io ho 22 anni e volevo togliermi uno sfizio, mi sono comprata una bella macchina, potevo comprarmi un’utilitaria e non l’ho fatto. Se ho mentito sulla macchina è perché mi hanno chiusa, messo in uno sgabuzzino… Se prima al telefono non ti ho detto i nomi degli enti a cui volevo donare è perché quando me lo hai chiesto sono andata in confusione,  delle persone volevano costringermi a donare al gruppo San Donato e io non ero d’accordo…

La storia dello sgabuzzino? No, meglio che non te lo dica. Lasciamo stare. Io sono già in contatto con le fondazioni che ti ho citato da mesi, aspettavo di sistemarmi. Comunque io ho la verità in tasca e non ho paura di niente, forse non conosco bene la merd* di questo mondo, questo è il problema.

Le smentite

Ad intervenire dopo la pubblicazione dell’intervista è stata l’onorevole Boldrini che sempre attraverso la Lucarelli ha voluto fare delle precisazioni:

Rispetto a quanto dichiarato nell’intervista da Roberta e Malika tengo a precisare che mai è stata discussa con me o con alcun collaboratore o alcuna collaboratrice del mio staff l’ipotesi di costituire una associazione per le vittime di discriminazione tanto meno di una raccolta fondi. Si tratta perciò di una vera e propria fake news. Il mio nome quindi viene tirato in ballo in maniera totalmente impropria in questa intervista. Per altro non ho contatti né conosco la persona indicata come Roberta nella intervista. Ho contattato Malika, come ho dato pubblica notizia, perché colpita dalla sua storia e per esprimerle la mia vicinanza.

Ed anche Carlo Tumino, che sul blog “Papà per scelta” racconta col compagno la sua esperienza di genitore, attraverso alcune Instagram Stories ha spiegato, amareggiato, di aver sempre condiviso tutto in accordo con Malika, che con la cugina erano assolutamente consapevoli di tutto.

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