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Paura per Luca Tommassini, aggressione choc: “Li ho supplicati di non uccidermi”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2020-10-26

Tanta paura per Luca Tommassini. Il celebre coreografo è stato protagonista, suo malgrado, di un tentativo di furto con scasso nella sua casa di Roma ubicata nel quartiere di Trastevere trovandosi di fronte ai rapinatori sulla porta della sua casa. Luca Tommassini choc, pistola alla gola: “Li ho supplicati di non uccidermi” Luca Tommassini è …

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Tanta paura per Luca Tommassini. Il celebre coreografo è stato protagonista, suo malgrado, di un tentativo di furto con scasso nella sua casa di Roma ubicata nel quartiere di Trastevere trovandosi di fronte ai rapinatori sulla porta della sua casa.

Luca Tommassini choc, pistola alla gola: “Li ho supplicati di non uccidermi”

Luca Tommassini è stato anche minacciato con un’arma ed è rimasto un’ora in balìa dei malviventi. Dopo essere fuggito per le scale, secondo quanto raccontato dallo stesso artista, il coreografo è stato immobilizzato da due rapinatori che gli hanno puntato una pistola in faccia e in gola: “Avevano un borsone – racconta all’ANSA – accette, picconi, e non so che altro, mi spingevano, strattonavano”.

“Li ho supplicati di non uccidermi, mi hanno puntato la pistola alla gola – spiega -. Poi sono arrivate per fortuna le Volanti, ma sono stato un’ora in balìa di questi folli”. A Tommassini è stato rubato il cellulare, insieme alle chiavi di casa e dell’allarme.

Scritta omofoba sotto casa: “Froc*o vattene”

Oggi è apparsa questa scritta sul citofono del mio palazzo, accanto ai miei due interni. Non sono sicuro al 100% sia per me ma un dubbio ce l’ho.

In un attimo mi è risalita tutta la rabbia di quando ero bambino e mi urlavano dietro “froci*” a scuola e per strada. Mi è tornata la paura che avevo quando mia madre mi svegliava ogni mattina e pensavo che avrei dovuto affrontare da solo un’altra giornata passando per quella maledetta strada, davanti all’officina di mio padre che faceva finta di non vedermi. Si vergognava di me, non avevamo un rapporto “pubblico” e in privato lo avevamo solo quando mi faceva provare a pronunciare la “s” in modo corretto, offrendomi un premio in soldi, avevo la “s” moscia e lui la odiava.

Non ho parlato per anni durante la mia infanzia per farlo stare sereno, per non farlo litigare con mia madre. L’ha picchiata spesso per “colpa” mia, le diceva che ero “froci*” e le dava la colpa e le botte. Quando io e mia madre decidemmo di iscrivermi alla scuola di ballo sotto casa, lo facemmo di nascosto. Quando papà lo scoprì, ci fu una rissa a casa, tra le più brutte, in cui papà urlava a mamma che non dovevo più andare a studiare danza perché diventavo “froci*” e che finì con lui che ruppe una bottiglia di vetro sulla parete della cucina tenendo in mano il becco rotto cercando di colpire mamma e io che saltai dalla mia sedia mettendomi tra loro due evitando la tragedia … urlandogli in faccia “vattene.

Più avevo paura e più alzavo la musica. Ora denuncerò questo atto dell’era dei “citofoni”, ho 50 anni di esperienza con la paura e ho sempre vinto contro omofobi e razzisti che hanno cercato di far male a me e a chi mi amava. ORA BASTA, non possiamo più rimanere in silenzio, siamo tutti sotto attacco, non importa a chi lo dicono io zitto non ci resto!

 

 

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