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I programmi di approfondimento politico chiudono i battenti. Ed è subito polemica

di Marco Ceste

Pubblicato il 2010-02-14

Sembra ormai ufficiale: nel mese che precederà le elezioni regionali, vale a dire da fine febbraio fino al 29 marzo, le trasmissioni Rai che si occupano di approfondimento politico chiuderanno i battenti. Scoppia la polemica. Anzi, già è scoppiata da martedì sera scorso, subito dopo il primo annuncio che pareva solo ufficioso. Quando c’è una …

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Sembra ormai ufficiale: nel mese che precederà le elezioni regionali, vale a dire da fine febbraio fino al 29 marzo, le trasmissioni Rai che si occupano di approfondimento politico chiuderanno i battenti. Scoppia la polemica. Anzi, già è scoppiata da martedì sera scorso, subito dopo il primo annuncio che pareva solo ufficioso.

Quando c’è una polemica, non sempre vuol dire ci sia realmente un problema. Ma in questo caso c’è. E quando c’è un problema, esistono diversi modi di affrontarlo e analizzarlo. E’ necessario capire perché nasce il problema, quali possono le conseguenze e studiare i modi per poterlo risolvere. Beh, certo pretendere tutto questo è davvero troppo. Resta un dato di fatto inconfutabile: la cosa è di una gravità inaudita. La destra berlusconiana pare, ovviamente, l’artefice di questa sciagurata decisone. Il che rende tutto ancora più grave e pericoloso.

Una scelta simile non la si è mai sentita in nessuno dei paesi europei ed extraeuropei che come noi dichiarano di vivere in una pura democrazia. Questa, va detto, sembra proprio una mossa da stato dittatoriale. Perché? Perché sarà forse una combinazione, ma il regolamento riguarda solo la Rai, non certo Mediaset. Ma alcune cose vanno precisate. In realtà, non c’è l’impedimento assoluto ai vari Porta a Porta, Ballarò e Annozero di andare in onda, ma se Vespa, Floris e Santoro vogliono esseri trasmessi dovranno adeguarsi a piccoli cambiamenti: il programmi devono diventare tribune politiche, con rappresentanti di destra e sinistra in egual numero, con gli stessi tempi a disposizione per esporre le strategie di “guerra” e gli argomenti trattati devono essere decisi a priori (dall’alto) e regolamentati e rispettati. Praticamente, altre trasmissioni. Se questa è libertà d’informazione…

Santoro ha dichiarato:

Ci batteremo con tutte le nostre forze per andare in onda, ma se le cose restano come sono, se la Commissione conferma le sue decisioni, se saremo costretti a non andare in onda, vi prego di guardare cosa andrà al posto nostro, così vi farete un’idea precisa di cosa intendono i partiti per buona televisione.

La vicenda è a dir poco paradossale. La campagna elettorale è il momento in cui il cittadino ha il diritto di conoscere e il dovere di capire. L’informazione dovrebbe aumentare, non diminuire. Le tribune politiche dovrebbero affiancare i già esistenti format di approfondimento politico, che andrebbero in onda nel giustissimo rispetto della par condicio. Che ormai non basta più. La par condicio la si può tranquillamente mettere in soffitta. Ora, si è passati alla soppressione. La soppressione della democrazia e della libertà d’informazione. Come avviene in Venezuela, a Cuba, in Corea del Nord, in Iran e tanti altri paesi dove la censura è all’ordine del giorno.

Ma Gianluigi Paragone, che ovviamente con il suo programma destrorso non dà fastidio a nessuno, ha sapientemente spiegato che se la Mondadori, dunque Berlusconi, ha edito diversi volumi scritti da personaggi della sinistra, vuol dire che il premier non è un censore, anzi. Peccato che anche un bambino di prima elementare capisce che se la grande casa editrice milanese pubblica certi libri, è perché questi non hanno contenuti pericolosi e fastidiosi e rappresentano invece ottimi investimenti. Mentre Ballarò e Annozero, tra i programmi più seguiti della tv e palesemente contro la destra, sono una spina del fianco del potere. Dunque eliminarli, almeno durante il periodo di elezioni, è parsa la scelta più saggia. Il che non fa una piega, dato che viviamo in un paese governato da grandi saggi.

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