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Fiction Rai – Un caso di coscienza, nella quinta stagione “riferimenti forti” al caso Cucchi

di Emanuela Longo

Pubblicato il 2012-08-09

Farà il suo ritorno sulla prima rete Rai a partire dal prossimo anno con la quinta stagione, ma già si iniziano a conoscere alcune storie raccontate nel corso delle varie puntate. Stiamo parlando della serie tv Un caso di coscienza, diretta da Luigi Perelli e che vede protagonista l’attore Sebastiano Somma nei panni dell’avvocato Rocco …

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Farà il suo ritorno sulla prima rete Rai a partire dal prossimo anno con la quinta stagione, ma già si iniziano a conoscere alcune storie raccontate nel corso delle varie puntate. Stiamo parlando della serie tv Un caso di coscienza, diretta da Luigi Perelli e che vede protagonista l’attore Sebastiano Somma nei panni dell’avvocato Rocco Tasca, la quale trae spesso spunto dai fatti di cronaca realmente accaduti i cui temi spaziano dal razzismo alla malasanità, fino alle adozioni internazionali ed alla violenza nelle carceri.

Tra i nuovi sei episodi della quinta stagione, verrà messo in scena anche un caso molto simile a quello realmente accaduto e che vede protagonista il 31enne Stefano Cucchi, arrestato per droga il 16 ottobre del 2009 e deceduto sei giorni dopo il ricovero all’ospedale Sandro Pertini. Sul suo corpo, furono ritrovate lesioni riconducibili ad un pestaggio. La violenza, l’omertà ed il mistero che ruotano attorno al caso Cucchi, dunque, arrivano in tv ed in merito è lo stesso protagonista, Sebastiano Somma, a commentare la storia raccontata nella fiction (fonte Corriere.it).

I riferimenti forti ci sono perché c’è la morte di un ragazzo in carcere che sembra che sia stato ucciso a bastonate. È un’ispirazione, ma non un “parente” di primissimo grado perché la situazione è ancora aperta, per cui non si possono dare riferimenti né tirare conclusioni ben precise. La requisitoria finale dell’avvocato che interpreto sarà una denuncia al sistema carcerario, un sistema che mette in celle comuni tossicodipendenti, persone con problemi psichici e delinquenti comuni, senza creare un’alternativa,

commenta l’attore, che prosegue:

Gli autori si ispirano sempre a fatti reali, “Un caso di coscienza” in questo senso potrebbe andare avanti all’infinito. È una sorta di “Report” (il programma di Milena Gabanelli, ndr) a livello di fiction dove si raccontano e denunciano fatti di cronaca. La serie sta andando molto bene anche sul mercato americano. Piace perché è un giallo, un legal thriller, raccontato in modo interessante, ma anche perché c’è uno spaccato di umanità che gli americani apprezzano molto. Questo aspetto tipicamente italiano di emozionare, di lavorare sulla personalità individuale delle vittime rispetto alle grandi ingiustizie in cui sono coinvolte è uno dei nostri punti di forza.

Le differenze con le fiction americane sono però tante ed è sempre Somma che sottolinea i difetti, nonché i punti deboli delle serie tv nostrane:

A volte le nostre sceneggiature sono un pizzico più claudicanti, a volte stereotipi ed edulcorazioni sono eccessivi.

Tornando alla fiction italiana che conterrà un forte riferimento al caso Cucchi, Andrea Purgatori, uno dei cinque sceneggiatori della fiction prodotta da Red Film per Rai Fiction aggiunge:

Abbiamo fatto una manipolazione su una storia reale. Abbiamo immaginato una vicenda molto simile, quella di un giovane in carcere che muore per le percosse che riceve e poi si scoprono coperture, depistaggi e omertà.

Purgatori infine, sottolinea pregi e difetti di Un caso di coscienza, asserendo:

Il punto di forza di “Un caso di coscienza” è l’idea che ogni volta mettiamo in scena Davide contro Golia, casi nei quali la vittima è debole, fragile, e difficilmente riuscirebbe a contrastare il potere forte che ha davanti.

E sull’aspetto meno convincente:

Probabilmente è nella difficoltà di riuscire a imporre sulle reti generaliste un linguaggio a cui ormai si sono abituate le giovani generazioni che guardano le serie americane. I telefilm americani hanno la qualità di non essere didascalici, di non dover spiegare mai troppo.

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