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Ennio Fantastichini è morto: aveva 63 anni, complicanze di una leucemia acuta

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2018-12-02

E’ morto a Napoli Ennio Fantastichini. Il celebre attore aveva 63 anni ed era ricoverato da due settimane nel reparto di Rianimazione del Policlinico Federico II, per complicanze legate a una leucemia acuta promielocitica. Gli sono stati fatali i problemi emorragici dovuti alla neoplasia ematologica di cui soffriva. In particolare, a stroncarlo sono state le …

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E’ morto a Napoli Ennio Fantastichini. Il celebre attore aveva 63 anni ed era ricoverato da due settimane nel reparto di Rianimazione del Policlinico Federico II, per complicanze legate a una leucemia acuta promielocitica. Gli sono stati fatali i problemi emorragici dovuti alla neoplasia ematologica di cui soffriva. In particolare, a stroncarlo sono state le emorragie cerebrali, seguite a complicanze polmonari e intestinali.

Ennio Fantastichini è morto

Ennio Fantastichini si è guadagnato grande popolarità soprattutto con le fiction di successo trasmesse sul piccolo schermo. Ma l’attore è stato anche un interprete sottile e raffinato, cresciuto avendo negli occhi un modello espressivo, quello di Gian Maria Volonté. Con lui fece poi coppia in “Porte aperte” di Gianni Amelio (1989).

Nato a Gallese, paesino del viterbese il 20 febbraio 1955, figlio di un maresciallo dei carabinieri, era cresciuto a Fiuggi, per poi andare a Roma, ventenne, per iscriversi all’Accademia d’Arte Drammatica. La passione per l’arte era proprio di casa. Ed infatti suo fratello Piero si è  affermato come pittore e scultore. Proprio Ennio inoltre, debuttava appena quindicenne, in teatro.

Carriera e ruoli, tra cinema e TV

Innamorato della cinepresa – Ennio Fantastichini si lascia alle spalle quasi 50 film, una quindicina di ruoli in TV, qualche incursione in palcoscenico. Il lavoro tendeva a compensare una vita privata tormentata e difficile. Per lui solo due storie d’amore e un figlio adorato (Lorenzo). Intorno a lui c’è sempre stata una ferrea barriera di riservatezza, lontano dal gossip e dagli scandali.

Per Ennio il vero amore aveva le forme della cinepresa, capace di scrutare nelle insicurezze del volto, nella mobilità appassionata dello sguardo, nelle mani irrequiete e in quel corpo da toro che esibiva con sfrontata e talvolta voluta allegria. La lezione dell’Accademia si ritrovava invece nella sapiente alternanza tra interpretazioni sommesse e altre volutamente sopra le righe, con un controllo rigoroso della lingua (lui, romano) e un metodo quasi istintivo di usare tutto il corpo per costruire il personaggio.

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