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Emma Marrone: “Quando ho saputo che il tumore era tornato ho pianto per due giorni, ma poi…”

di Valentina Gambino

Pubblicato il 2019-10-22

Emma Marrone dopo il ritorno del tumore (per la terza volta), ha deciso di raccontarsi tra le pagine di Vanity Fair in uscita domani, mercoledì 23 ottobre 2019. La cantautrice salentina, ha affrontato un nuovo intervento a testa alta. Nonostante la forza, ha svelato tutti i momenti di paura e la sensazione che la malattia …

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Emma Marrone dopo il ritorno del tumore (per la terza volta), ha deciso di raccontarsi tra le pagine di Vanity Fair in uscita domani, mercoledì 23 ottobre 2019. La cantautrice salentina, ha affrontato un nuovo intervento a testa alta. Nonostante la forza, ha svelato tutti i momenti di paura e la sensazione che la malattia le ha fatto comprendere e conoscere.

Emma Marrone parla dell’intervento e il tumore

Emma Marrone esordisce affermando che ammalarsi è sempre ingiusto ma, nonostante questo, non ha mai pensato “Perché proprio a me?”:

Ammalarsi è sempre ingiusto, ma non ho mai pensato ‘Perché capita di nuovo a me’. Mi sono detta: ‘È successo, mi curo, torno e così è stato’. Sono uscita allo scoperto sui social perché avevo preso un impegno lavorativo e promesso di esibirmi a Malta. Siccome ho rispetto dei soldi degli altri, perché mi ricordo cosa significhi metterli da parte per andare a un concerto e lì c’era gente che li aveva già spesi, ho parlato. Altrimenti sarei stata in silenzio.

La cantautrice ha svelato di avere avuto molta paura:

Mi hanno sempre descritta come una che non ha paura di niente, ma non è vero. Ho avuto paura, molta. Però non è la paura a provocarmi l’infelicità. Non lo è mai stata. So affrontare il malessere fisico e tutto ciò che è legato a una malattia, ma delle malattie o della morte, come tanti, ho paura anche io. E poi ho paura di fallire, di non riuscire a realizzare i miei sogni, di restare sola, di non essere amata, capita, apprezzata, ad esempio, per quest’ultimo disco. Vorrei che fosse quello della rinascita artistica e non l’album da incensare soltanto perché sono stata male.

La salentina ha svelato anche di essere serena:

Appena ho scoperto del ritorno del mio male ho pianto per due giorni perché ho imparato che tirare fuori tutto subito è meglio di covare il dolore, ma ero nera. Sentivo che la vita mi stava togliendo una possibilità. Ai medici continuavo a dire: “Fatemi cantare al concerto”. “Vasco Rossi ha scritto un pezzo per me”, “Non posso andare a Malta e operarmi dopo?”, ma i medici mi hanno risposto che non era il caso di rischiare. Ho dovuto accettarlo e ho capito una cosa fondamentale. Che accettare non significa farsi andare bene ogni cosa o aspettare passivamente quel che ti accadrà, ma costruire la propria serenità.

Ho avuto un problema di salute, ma non l’ho combattuto né respinto. L’ho fatto mio, l’ho digerito, me lo sono fatto scivolare addosso. Non sono arrabbiata e non sto combattendo. Per accettare una cosa del genere è necessaria molta più consapevolezza di quanto non ne serva per combattere. Accettare di stare di nuovo male mi ha aiutata ad arrivare all’intervento con serenità. Sono entrata in sala operatoria col sorriso e ne sono uscita nello stesso modo. L’operazione non mi ha incattivito: non sono arrabbiata con la vita, al limite alla vita sono grata.

Poi ha concluso con un grande messaggio:

Sono grata di avere un lavoro che mi dà la possibilità economica di poter scegliere la maniera migliore per curarmi e i medici giusti. Però invece di essere allegra, piango. Perché persone che si fanno il mazzo in fabbrica e lavorano il triplo di me meriterebbero di essere curate nello stesso modo e invece – non ci prendiamo in giro – la medicina non è uguale per tutti. Come vivono gli altri lo vedo tutti i giorni.

Vado spesso al Bambin Gesù a trovare i bambini e mi sono passate accanto tante storiacce: genitori che non possono permettersi un b&b e per stare vicino ai figli dormono in macchina. Ecco cosa mi ha fatto davvero male nei giorni di cure, di tagli e di ospedali e di disordine emotivo: non tanto superare quello che mi è successo, ma pensare a chi è chiamato a sacrificare tutto senza avere niente. Non voglio sembrare paracula, ma è la verità.

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