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Dahlia Tv, sempre a rischio la situazione dei dipendenti

di Simone Morano

Pubblicato il 2011-01-23

Sono giorni di ansia e di illusioni per i 150 dipendenti di Dahlia Tv, il cui lavoro è fortemente a rischio in seguito alla messa in liquidazione della piattaforma digitale, dovuta alla mancata ricapitalizzazione dei detentori del pacchetto di maggioranza, gli svedesi di Air Plus. Nella speranza che giungano novità, anche il calcio si è …

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Dahlia

Sono giorni di ansia e di illusioni per i 150 dipendenti di Dahlia Tv, il cui lavoro è fortemente a rischio in seguito alla messa in liquidazione della piattaforma digitale, dovuta alla mancata ricapitalizzazione dei detentori del pacchetto di maggioranza, gli svedesi di Air Plus. Nella speranza che giungano novità, anche il calcio si è mosso, con un’assemblea in Lega allo scopo di chiarire il destino delle squadra che dipendono da Dahlia.

La pay tv, infatti, dispone dei diritti di trasmissione per il digitale terrestre di otto squadre della serie A (vale a dire Catania, Cagliari, Cesena, Parma, Chievo, Sampdoria, Udinese e Lecce), oltre che di tutto il campionato di serie B. Tuttavia allo stato di cose attuale, con la liquidazione di Dahlia, questi diritti sono svaniti. Per il momento Mediaset Premium, che potrebbe essere interessata all’acquisto e che già detiene i diritti delle altre squadre di serie A, non ha proposto offerte concrete.

Le maggiori preoccupazioni, comunque, riguardano i lavoratori di Made Filmmaster Television, che rappresenta il corpo produttivo di Dahlia. Essi settimana scorsa hanno richiesto a Paolo Romani, ministro dello Sviluppo Economico, di intervenire ufficialmente. Ora hanno deciso di rivolgersi direttamente al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, allo scopo di salvare la loro società, che si occupa delle trasmissioni sportive della televisione. In particolare, in un comunicato diffuso ieri, i dipendenti hanno sottolineato che la Lega avrebbe salvato “il calcio italiano dall’inesorabile black out dei canali per i quali lavoriamo”, ma pochi avrebbero evidenziato “l’urgenza di conservare il nostro posto di lavoro”.

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