Le iene
Le Iene, ieri sera: il carcere speciale di Pianosa e l’intervista al calciatore Stephen Appiah. Gigi D’alessio ha copiato una canzone di Bryan Adams?
Laura Errico 07/10/2010
Ieri sera è andata in onda una nuova puntata de Le Iene con la consueta conduzione di Ilary Blasi, Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri. Tra i vari servizi, quello di Elena Di Cioccio che è andata da Gigi D’alessio per chiedergli spiegazione su una canzone del suo ultimo album. Il brano in qestione è “Libero” […]
Ieri sera è andata in onda una nuova puntata de Le Iene con la consueta conduzione di Ilary Blasi, Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri.
Tra i vari servizi, quello di Elena Di Cioccio che è andata da Gigi D’alessio per chiedergli spiegazione su una canzone del suo ultimo album. Il brano in qestione è “Libero” che è , se non identico, molto simile a “When you’re gone” di Bryan Adams. La iena gli ha fatto ascoltare la canzone e Gigi D’Alessio ha subito fatto una strana faccia, dicendo:
Chi è questo?.
La iena gli ha fatto notare come le due canzoni si somiglino molto, ma il cantante napoletano ha assicurato di non aver copiato tale brano, asserendo di non conoscere Bryan Adams. Sarà vero?
Luigi Pelazza si è recato a Pianosa, un’isola toscana dove vi è un particolare tipo di carcere. L’isola è totalmente disabitata e su di essa vivono solo dei secondini con le proprie famiglie e pochi detenuti (circa sei), che di giorno sono liberi, lavorano, possono usare il cellulare, insomma conducono una vita molto simile a quella di una persona non condannata, e la sera tornano in carcere. In più le loro celle sono munite di bagni, di docce e non sono blindate ed inoltre davanti al portone del carcere non c’è nessuna guardia. Questo tipo di prigione è stato pensato:
Per far uscire il detenuto dalla concezione psicologica di essere detenuto, e quindi dentro un carcere, di avviarlo verso l’esterno puntando sul senso di responsabilità e di partecipazione ad un progetto,
ha affermato il direttore del carcere, che ha spiegato quali sono i presupposti per godere di questo trattamento speciale.
Aver scontato un terzo e la metà della pena a seconda del reato. Una buona condotta, un percorso positivo durante la carcerazione.
Luigi Pelazza ha poi chiesto al direttore se i parenti delle vittime troverebbero giusto questo trattamento privilegiato riservato ad alcuni detenuti (molti di quelli sull’isola hanno ucciso una o più persone).
Ci sono detenuti con i quali bisogna usare una condotta rigida, ma tantissimi soprattutto chi entra in carcere per la prima volta che non faccia la propria università del crimine credo che il nostro dovere sia quello di dargli altre prospettive,
ha affermato l’uomo. Un’altra risposta alla stessa domanda è stata data da un detenuto, che si trova sull’isola per rapina.
C’è gente che veramente merita la galera al cubo, c’è gente che non dovrebbe più uscire, c’è gente che ci dovrebbe morire proprio, però c’è anche gente che ha sbagliato ha pagato e vorrebbe provar a cambiar vita.
Spazio anche all’intervista a Stephen Appiah, un calciatore ghanese che gioca in Italia da anni. Stephen Appiah ha raccontato a Le Iene della sua infanzia povera, di quando giocava a calcio utilizzando una palla fatta di calze e plastica e delle bende avvolte intorno ai piedi, che sostituivano le scarpe. Ha parlato del suo arrivo in Italia all’età di 16 anni grazie ad una persona che notò le sue capacità, ricordando che in quel momento indossava solo una t-shirt, in quanto lui non sapeva come era il clima in Italia, e tanto dal freddo gli lacrimavano gli occhi. Inoltre ha raccontato del suo non riuscire ad utilizzare la forchetta quando mangiò il suo primo piatto di spaghetti e del suo primo contratto, che firmò senza sapere cosa ci fosse scritto, dato che non conosceva l’italiano. Ha rivelato che il momento più bello della sua vita è stato:
Il mio esordio a San Siro. Sono entrato e ho sentito ohhhh. Mi sono guardato in alto e mi sono detto: ma dove sono… sono in Paradiso.
Adesso le sue condizioni economiche sono di gran lunga migliori rispetto a quelle della sua infanzia, ma lui non dimentica le sue origini.
Io sono venuto dal ghetto, non sto comodo a mangiare a tavola, a me piace mangiare sulle gambe, mangiare con le forchette a me non piace. Puoi prendere un ragazzo dal ghetto, però il ghetto rimane sempre dentro. Non è che devo dimenticare da dove sono venuto. Io non lo dimenticherò mai.